Fermarsi a riflettere (in pubblico)

Talvolta ci fermiamo a riflettere.

Rompiamo la routine del quotidiano fatta di incontri, decisioni, progetti, pratiche amministrative… e ci fermiamo a pensare, creando un’occasione per capire in che direzione stiamo andando.

Anche all’Università. Anche noi che ci occupiamo di quella mutazione sociale ed antropologica del mondo contemporaneo che si coglie all’intreccio tra forme culturali, evoluzione della comunicazione e costruzione dell’identità.

Ci fermiamo a riflettere, da sette Università, in pubblico.

Questa è l’idea dietro al programma di Mediascapes (6 e 7 maggio a Milano), un’occasione anche per interrogarci sui destini di una serie di discipline che in Italia vanno sotto il denominatore di Scienze della Comunicazione e che con fortune alterne hanno saputo interpretare il presente, i bisogni formativi dei giovani e i destini occupazionali. Come scrive Fausto ci saranno lacune ed assenze: non può essere altrimenti visto la costruzione “istintuale” e vocazionale dei due giorni.

Ma serviva fermarsi un istante, non lasciandosi travolgere dal susseguirsi di riforme universitarie, dal disprezzo sulle scienze della comunicazione distribuito da responsabili istituzionali e giornalisti.

Fermarsi anche per capire le relazioni tra i territori mediologici e la ricerca in un Paese in cui il pubblico investe sempre di meno e male ed il privato ritiene superfluo investire, tra lo sviluppo del pensiero critico e l’assenza della voce di chi si occupa di comunicazione e media in un Paese dove la connessione tra politica, media ed opinione pubblica è quanto mai centrale.

Queste sono le conversazioni che magari non leggete sul programma ma che potrete ascoltare sotto traccia, nelle pause, durante i pranzi in mensa, attorno al caffè dei distributori, come un basso continuo che rappresenta, per me, il pieno di queste giornate.

3 pensieri riguardo “Fermarsi a riflettere (in pubblico)

  1. Me lo sono sempre un po’ chiesta: perchè Scienze della Comunicazione non investe sulla propria comunicazione?
    Può sembrare un giro di parole ma non lo è.
    Da parte mia ho imparato ad apprezzare il vostro lavoro e la vostra ricerca frequentandovi in rete, prima in SL, ora seguendovi nei blog.
    Ma spesso sento l’opinione comune che vi “bistratta”, e me ne dispiace, davvero.
    Quindi vi lascio il mio augurio di buon lavoro 🙂

  2. mysasys alias Andreas di SDC-L20:
    infatti è un paradosso. Occuparsi di comunicazione senza avere le idee della medesima. Ci sono ancora tante pietre da muovere affinché si realizzi che solo l’investire e il lasciare del mainstream possano aprire la strada dell’innovazione anche nel campo della comunicazione. Stiamo ancora nelle acque stagnanti dei vecchi sistemi mediologici dove per primo regna il profitto, la velocità e la superficialità (o come dive Baricco nei Barbari, il “surfing” o la orizontalizzazione) a scapito della vera qualità della comunicazione.
    Buon lavoro e in bocca al lupo

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