Proiessenza. Un neologismo inventato da una ragazza quattordicenne sotto la guida dello scrittore Andrea Bajani per il Bookstock Village, lo spazio giovani al salone del Libro di Torino. Un neologismo che trovo bellissimo e molto centrato per spiegare il modo che un adolescente – ma non solo – ha di mettere se stesso in narrazione in Rete. Un articolo di Nicoletta Fiori su La Repubblica spiega la proiessenza come
L’abitudine nel web a proiettare di sé non l’immagine rispondente al vero ma ciò che si ritiene essenziale: è la possibilità costante di ritoccare la propria identità con il photoshop
Mette in luce quindi una semantica del tipo vero/falso, reale/virtuale che è poco adatta – troppo moderna, potremmo dire! – a spiegare il difficile equilibrio della costruzione e della narrazione del Sé nell’epoca dei social network. Meglio allora dare voce a chi ha coniato il neologismo e al senso con cui l’ha riempito e come spiega Bajani la proiessenza racconta “il trasferimento attraverso i social network di se stessi, ma che rispecchia una verità”. Una verità. Questo è il punto. E non si tratta di fingere di non vedere che possano esistere finzioni ma cercare di capire cosa muove “il sottile desiderio di raccontare una menzogna veritiera o una verità menzognera” su chi siamo e chi vorremmo essere e come questo si relazione alla forma di costruzione dell’identità oggi in un’epoca fatta di stati di connessione.
Sì perché gli adolescenti hanno sempre più a che fare (e noi abbiamo sempre più a che fare) con la necessità di pensare se stessi nel processo di produzione di contenuti in pubblico: come mi auto rappresento nei post che scrivo, nelle immagini che carico, ecc.? Come costruisco il mio profilo pubblico in un social network? Ci osserviamo osservarci nella produzione comunicativa; ci guardiamo con gli occhi di un possibile pubblico; “leggiamo” noi stessi nelle tracce che produciamo online.
E poi c’è la relazione fra il sé corpo off line e il sé corpo on line e con le forme di compatibilizzazione fra immagini e immaginari di un sé che abita un mondo contemporaneamente reale e digitale. La difficoltà di rendere compatibili quindi immagini e immaginari che produciamo di noi stessi e quindi la difficoltà di elaborare forme di rappresentazioni nelle quali ci riconosciamo, lavorando sull’oscillazione fra dimensione pubblica e privata (in pubblico).
Per raccontare questa complessità tutt’altro che “liquida” ma consistente e densa ci servono neologismi come questo. La proiessenza ha forse una semantica imperfetta tutta da sistemare ma racconta l’urgenza di parlare del tempo nuovo attraverso il senso che questo tempo ha.
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Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
Per pura curiosità, ma ha a che fare questo concetto con quello di “estimità” di lacaniana memoria, ripreso da Tisseron e da Flichy?
Direi di no o almeno: non immediatamente. Non si tratta tanto di costruire una coppia oppositiva del tipo intimità/estimità capace di spiegare le forme del rapporto significativo oggi quanto di individuare la complessità della proiezione di sé online, in un’arena pubblica. E’ però vero che sulla dimensione del “pubblico” punti di contatto fra proiessenza ed estimità possiamo trovarli.
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sto seguendo un corso di sociologia dei processi culturali e il nostro docente ci ha chiesto di de- costruire e ri- costruire gli argomenti trattati prendendo in riferimento un tema centrale. Io avevo intenzione di analizzare la narrazione di sè tra la sfera pubblica e quella privata. Questo blog fa proprio il caso mio. Ma ho dei dubbi: com’è cambiato il narrare se stessi con i social media? perchè mentre il diario segreto una volta era inaccessibile (al massimo era accessibile a pochissimi amici fidati) ora si sente la necessità di raccontare anche gli aspetti più intimi della propria vita sui social network dove in gran parte sono pubblici? su facebook leggo le scenate di gelosia dei fidanzati, leggo gli aspetti più intimi della vita delle persone, ecc. e non perchè ne vada in cerca, ma perchè compaiono pubbliche nella bacheca principale. Com’è cambiato il concetto di privacy? la lettura in questo campo è piuttosto limitata. Sa consigliarmi in merito? Grazie.
La mutazione è complessa e c’è moltissima letteratura che tratta il tema di come siano sfumati i confini tra pubblico e privato. Puoi trovare alcuni post in cui mi sono occupato di questa relazione nella sezione inFamiglia del blog. facci poi sapere come ri-costruisci 🙂
Una chiara dimostrazione di quanto stiamo diventando sempre più ibridi surreali generati dalle immagini imposte dai media. E alla fine nessuno sa più chi è veramente, sa solo chi vorrebbe essere.
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