Reality show con terrore

Riceviamo e pubblichiamo con piacere questo contributo di Laura Gemini

Nell’ultimo numero della rivista in rete Ateatro si parla dell’esercitazione anti-terrorismo del 24 settembre che ha coinvolto attori e cittadinanza. L’articolo titola: Reality Show con terrore: risorge a Milano il teatro di massa. Sì perché la messa in scena dei drammi sociali, o degli eventi catastrofici, ha una lunga tradizione e si risolve nella commistione delle diverse forme di rappresentazione collettiva. In particolare teatro e festa, entrambi elementi del contenitore “performance”. L’omologia, fra la “forma esercitazione”, il teatro di massa, le feste popolari però deve essere compresa all’interno della dimensione performativa dei media: nell’immaginario della catastrofe il rapporto fra rischio e sua percezione, rappresentazione, vissuto e riflessività ma anche il “farsi” vittime degli attentati (prefigurando una probabilità che non percepiamo necessariamente come così remota…) è un altro dei modi con cui dimostriamo come sappiamo accoppiarci alla comunicazione.

Un pensiero riguardo “Reality show con terrore

  1. La cosa che colpisce di più è la capacità che i partecipanti alla perfomance/evento hanno di “vivere” la simulazione e diventare vittime. Alcune immagini che ricordo: un autista di autobus chino sul volante, un volontario della protezione civile che zoppica e si tiene la testa (ridacchiando); un uomo in barella che si lamenta…

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