Manituana fandom

Manituana 

Ne volevo parlare da un po’ di tempo. Ho aspettato di terminare la lettura del libro e di entrare nel secondo livello.

Il libro è Manituana, nuovo romanzo dei wu ming. Il secondo livllo è quello del sito che accompagna il progetto che esce dalle pagne per farsi cultura partecipativa.
Dopo aver risposto ad una domanda la cui risposta è possibile a chi ha letto il romanzo (quasi tutto)- così da evitare spoiler-, si passa dalla struttura promozionale del sito ad una che consente di approfondire i contenuti in modo collettivo.
Qui compaiono file audio di alcune riunioni degli autori per la lavorazione del volume, testi di lavoro, parti tagliate, studi dei personaggi, possibilità di guardarsi su google harth i luoghi dell’azione …
Il meccanismo produttivo viene esplicitato, condiviso, diviene visibile e commentabile. Sollecita le dinamiche di produzione di una fandom e le guida.
I fan di un prodotto mediale sono ormai da considerarsi delle audience al di fuori dei meccanismi di determinismo schiacciati tra appropriazione forzata e resistenza culturale. In quanto audicente attive/interattive sono qualcosa di più di un semplice costrutto del marketing e qualcosa di meno di una democrazia semiotica.
Il fatto che i wu ming si pensino e pensino la loro audicence attraverso questa forma complessa, mi sembra qui evidente.

E poi c’è la costruzione della community. La community discute i contenuti e le figure dei personaggi oscillando fra le forme della riflessività e della competenza testuale (sezione conversazioni… ovviamente dal basso 😉 ). I wm entrano nelle conversazioni come parte della communuty, in puro stile 2.0. Fan tra i fan, senza esercitare distacco autoriale. Il fatto di essere un prodotto collettivo fa si che scrittore e lettore si mescolino negli autori. Significativo quando in una replica wm1 dice: “Da lettore non ho provato soddisfazione…”  

Ecco quindi che la nuova relazione produzione/consumo si esplicita all’interno del lavoro narrativo e viene rilanciata in una seconda fase che sollecita i lettori ad un’attività di produzione letteraria che colma le pieghe del romanzo, immagina nuove situazioni, ecc.
Interessante sarà osservare se avremo una crescita (in puro stile fandom) di racconti generati dagli utenti secondo una strategia sollecitata dagli stessi wu ming:

Nei mesi e anni a venire accoglieremo con gioia, selezioneremo e pubblicheremo i racconti e frammenti che vi salterà il ghiribizzo di inviarci, a condizione che vivano e respirino nel mondo che insieme andiamo costruendo.

Intanto nel livello due uno straziante epilogo 2 scritto dalla lettrice Monica continua il cammino. 

9 pensieri riguardo “Manituana fandom

  1. Sono contenta che si sia aperto uno spazio di “discussione sulla discussione” al di fuori del livello due di Manituana: in quello spazio siamo insieme in un ambiente “protetto”, e chi c’è c’è perché lo condivide. Qui invece si apre la discussione anche all’esterno con possibilità di commenti dal di fuori che sarei curiosa di sentire… Prima di commentare il livello due, che per me è affascinante almeno quanto il romanzo, vorrei provare a partire da un po’ più indietro. Diciamo che WU MING è l’erede di Luther Blissett, che non ha “solo” scritto Q, ma ha fatto del quinquennio 1995-2000 un periodo di progetti di vario tipo che andavano ben oltre l’attività di scrittura. La narrazione era parte di qualcosa di più ampio, di un progetto o di più progetti che si intersecavano e che avevano obiettivi più o meno visibili o dichiarati, ma che coinvolgevano sempre ambiti e persone diversi. Io credo che Manituana si inserisca in questa linea di pensiero e di azione, benchè a livelli molto differenti: il libro sembrerebbe essere addirittura un punto di partenza anzichè il risultato finale di un lungo lavoro di ricerca e di scrittura, diventerebbe quasi uno spunto per creare un “opera” più grande che vada oltre il romanzo e gli autori stessi.

    Innanzitutto il sito dedicato: l’idea di per sè racchiude l’ambizione degli autori di allargare il raggio d’azione, estendendo il concetto-libro ad altri mezzi di comunicazione. Il livello uno del sito è già molto ricco di spunti e di approfondimenti: diversi racconti paralleli che introducono l’atmosfera, uno spazio-cronologia per contestualizzare i fatti storici, la possibilità attraverso google earth di vedere i luoghi dell’azione… insomma il lettore è chiamato in causa addirittura prima di aver letto il libro, fa già parte del progetto ancor prima di entrare nella narrazione.

    Poi arriva la sezione “per soli iniziati”: il livello due. Una sensazione mista, linguaggio da video game, accesso privilegiato dove Manituana appare senza veli. Gli autori si mettono davvero a nudo: sono a disposizione molte delle loro discussioni e riunioni del “making of”, per cui il lettore è introdotto nel mondo oscuro della creazione. È come guardare impunemente dal buco della serratura della narrazione col consenso del narratore. Cosa c’è di più “attraente” per un lettore appassionato e curioso? Parallelamente la parte di “contaminazione”: ognuno può contribuire con racconti, con canzoni, suoni, letture attinenti, e naturalmente, può parlare e discutere del libro fino a sviscerarlo nei dettagli più infinitesimali. Questo esperimento sta già dando risultati sorprendenti (il libro è uscito da soli tre mesi!): musicisti illustri hanno composto brani ispirati alle atmosfere di Manituana, una compagnia teatrale ha letto e interpretato stralci tratti dal libro, alcuni lettori-scrittori hanno composto brevi “pagine parallele” alla narrazione… Il libro vive quindi oltre se stesso, sconfina in altre arti, musica, teatro, illustrazione, scritture parallele e continua a vivere non più solo nella memoria dei lettori ma nelle loro parole e nelle loro riflessioni “ad alta voce”. Infine, e qui sta il bello, a loro volta gli autori non si fanno spettatori, ma, restando fedeli al progetto, sono parte integrante della materia che va formandosi, contribuiscono alla crescita dei commenti, discutono e si mettono in discussione alla pari. Un altro sogno difficilmente realizzabile per un lettore… (non so cos’avrei dato per poter discutere con Kafka quando da adolescente ho letto per la prima volta Il Processo…).

    Ecco cosa fa del livello due qualcosa di unico, per me: la sensazione di contribuire un po’ alla crescita di un'”opera” che va oltre la narrazione, di far parte di un progetto che va oltre il libro, di essere un piccolo pezzo della materia viva di cui si compone Manituana. Chissà che anche altri autori non prendano spunto e inizino un’operazione simile sui loro lavori??? O che lettori particolarmente appassionati non decidano di seguire le orme di WU MING per creare di propria iniziativa spazi simili su altre opere??

  2. Martina è come sempre perfettamente puntuale 🙂
    Vorrei solo aggiungere una cosa: credo che sia utile contestualizzare anche l’esigenza wuminghiana di uno spazio comunicativo reciproco aperto con i propri lettori che sia più garantito di altri spazi pubblici in rete. Per mille ragioni WM è da sempre oggetto di tanto amore quanto invidia (e quindi odio) da parte del “pubblico”, e questo rende molto difficile una comunicazione orizzontale e partecipata senza il rischio, anzi, la certezza, che non arrivi l’attaccabrighe di turno a sparare sul pianista, pardon, sul quintetto, nella maggioranza dei casi senza aver naturalmente letto nulla della loro produzione artistica. Credo che l’esigenza di questo spazio segreto ma accessibile ai lettori “veri” sia la quadratura di un cerchio che assorbe anche la perdita della possibilità (e forse anche la voglia) di fare i monster tours degli anni/romanzi scorsi: i ragazzi hanno messo su famiglia. Gli incontri dal vivo non sono sostituibili con altri, ma un sito come IM è un buon surrogato che permette calore e contatto, senza dover tenere alte le difese e attivata la diffidenza. Credo che i wuminghiani “de fero” trovino questa dimensione la più coerente con tutto il portato etico che il collettivo esprime dai suoi albori.

  3. Oggi nel mondo esistono alcune premesse e i primi esperimenti di condivisione aperta e di partecipazione orizzontale in ambito artistico, ludico, produttivo, politico, informativo. L’operazione Manituana, e in generale tutto il lavoro dei Wu Ming, rientra in buona misura tra questi tentativi. Si tratta di concepire i rapporti strutturali e sovrastrutturali all’interno della comunità umana in modo alquanto diverso da come li si è concepiti fin’ora, nell’era moderna. E’ il vero post-moderno che avanza. Un risultato preterintenzionale del sistema economico-sociale-politico che ha conformato e governato la parabola storica degli ultimi secoli, potenzialmente esiziale per la sua stessa sopravvivenza.

    Ma il discorso è lungo e complesso. Diciamo che siamo ancora lontani dal poter parlare di qualcosa di radicato e diffuso. Una vasta maggioranza della popolazione mondiale (per ragioni di sistema o contingenti, qui poco importa) è ancora tagliata fuori non da questi esiti contemporanei della modernità, ma persino dalle sue prime, basilari conquiste. Persino tra i paesi a economia forte esistono abissali differenze tra generazioni e tra fasce sociali, quanto a padronanza dei nuovi media e della tecnologia informatica. Se ci limitiamo al nostro caso concreto, tra gli stessi lettori dei Wu Ming, e di Manituana nello specifico, non tutti sono in grado di apprezzare la complessità del progetto nel suo insieme o di parteciparvi attivamente. A molti sfuggono senz’altro le connotazioni rivoluzionarie che tale operazione contiene. Qualcuno (credo non pochi) non hanno idea di cosa sia tutta questa faccenda del sito web e dei suoi due livelli, ecc. Insomma, siamo ancora ad un livello pionieristico.

    E’ molto stimolante partecipare al dibattito, entrare senza remore nel gioco, cercare di farlo crescere in dimensioni e significati, ma temo che la cosa riguardi una ben delimitata fascia di lettori. Come mi pare emerga dagli interventi nel L2 del sito, chi ha deciso di partecipare all’operazione (beninteso, ancora in fase iniziale, visto che il romanzo è uscito da tre mesi) appartiene ad una generazione intermedia (diciamo almeno post-universitaria), persone che con i nuovi mezzi hanno un rapporto disinvolto, magari anche professionale, ma non passivo, perché maturato in età consapevole e con un bagaglio già acquisito di strumenti critici. Inoltre si tratta fondamentalmente di “lettori”, sottospecie umana non dominante come numero e forza socio-politica. Sarei curioso di sapere quale impatto abbia la lettura del romanzo e la proposta del L2 sui teen-agers e sui ventenni.

    In ogni caso, credo sia indispensabile non dimenticare la radice narrativa e strettamente romanzasca del progetto. Al di là di tutta la metariflessione che questo post sollecita, direi che il centro focale di tutto debba comunque rimanere il romanzo Manituana in quanto tale, nella sua essenza narrativa e letteraria. Il motivo principale dell’interesse che il progetto sta suscitando è che ruota intorno a un bel romanzo, un’opera letteraria con uno spessore notevole, dai diversi livelli di lettura, la cui trama e il cui ordito narrativo reggono alle sollecitazioni di una lettura attenta e critica. Senza la riuscita letteraria di Manituana e le connotazioni emotive, culturali, politiche che suscita in noi lettori, tutta la complessa macchina architettata intorno al romanzo perderebbe di consistenza e probabilmente non avrebbe suscitato tanta partecipazione.

  4. Eccomi qua: 17 anni, in rotta per i 18 (un sei mesi circa), rientro pienamente nella categoria dei teen-agers da cui Omar auspica una risposta riguardo al L2.

    Il primo romanzo degli Anonimi (già Luther Blisset, ora Wu Ming) che ho letto è il loro famosissimo *Q*. L’ho letto che avevo 15 anni, quindi due anni e mezzo fa circa. È stato quello che diremmo uno choc: un romanzo storico alla Manzoni, ma che genera in me un effetto completamente diverso. I *Promessi Sposi*, mi sembra utile parlarne qui, l’ho letto che avevo 14 anni, l’ho riletto quest’anno, e vi posso assicurare che un’endovena di polvere di marmo mi avrebbe dato meno fastidio, il perché qui non importa. Fatto sta che il romanzo storico non lo potevo vedere. Leggo *Q* su consiglio della professoressa di italiano. In classe mia l’abbiamo iniziato quasi tutti. Penso di essere stato uno dei pochi, se non l’unico, ad averlo finito, ma soprattutto apprezzato. Intanto per il fatto che non si tratta di un romanzo “fatto su”, ma riflettuto e preparato nei minimi dettagli. E poi perché, e penso che sia un carattere comune a molti se non tutti i romanzi degli Anonimi (almeno quelli che ho letto per ora), è una “storia dalla parte sbagliata della storia”. La frase l’hanno usata solo per *Manituana*, ma secondo me è un atteggiamento di fondo nella scrittura wuminghiana. In *Q*, seguiamo Gert (che cambia sempre nome), mentre negli anni della riforma insegue il suo sogno, che non è quello dei cattolici né quello dei luterani. Insomma, si trova dalla parte sbagliata.

    In *Manituana* siamo dalla parte degli Irochesi, che si fanno massacrare dagli Americani e abbandonare (o poco ci manca) dagli Inglesi, che li vogliono solo come carne da cannone.

    Come ogni adolescente in crisi che si rispetti, apprezzo sempre ciò che disturba, che non è ammesso dalla massa, dall’autorità (genitori, professori autoritari, e via dicendo…)

    Credo che il mio amore per l’opera degli Anonimi sia cominciato cosi. Ora che sono più maturo (ma non troppo) riesco a intravedere le implicazioni etico-politiche del loro lavoro, e nello specifico, del livello 2, ma forse in un modo più confuso rispetto ai “vecchi” ormai post-universitari.

    Scusate se i miei pensieri sono confusi, ma sto facendo gli esami di maturità, e ho la testa abbastanza nel pallone.

  5. Ho letto “tutto”, il post del ns. esimio prof, i messaggi degli utenti, le recensione…..ma questo “Manituana” ancora non l’ho letto e ne ho già paura.Paura?
    Ad entrare nel L2 sono anonima? anche gli autori lo erano prima di cambiare completamente idea sulla rete globale. e perchè? per permettermi di completare una storia si suppone dopo aver letto il libro. perchè tutta questa voglia di nudità? come una carne in una teca? non che agli autori dovrà rendersi necessario il mio apporto multimediale……oppure sì? perchè loro vogliono che io entri nel mediamondo altrimenti non avrebbe senso il fatto che questo SeMpRe PiU’ fAmOsO sito esista; eppure non sono necessaria e nemmeno, alla fine, anonima… non è così?
    I lettori senza avatar sono la vera radice narrativa, che non conta in politica e non fa numero,in questa fase pioneristica il romanzo in rete è metatestuale non solo per la scrittura ma anche per i lettori-scrittori-avatar e …ehi, io sono una ventenne ancora ignorante sull’argomento e vi assicuro che in giro di tutto questo se ne parla. Che autoreferenza di romanzo e scrittura. Comunque con tutte queste gran definizioni e paroloni mi avete instillato in piccole dosi una certa “ansia da prestazione”, e sono sicura che gli autori vi sgriderebbero per questo…

  6. @ Juliee Non so seho veramente capito il punto del tuo commento… ad ogni modo: il livello 2 prevede l’iscrizione tramite indirizzo mail e scelta di un nick name con il quale si compare quando si posta. Un livello di semi-trasparenza, quindi…

    I lettori senza avatar (ma anche senza emil? senza msn? ecc.) sono presenti in rete: ma non è questo il punto. Le culture partecipative non sono legate unicamente al digitale, non solo vincolate alla forma reticolare supportata dal web… ne troviamo anche consolidate attorno al paradigma lttura/scrittura più classico. Credo quini non sia questo il punto come molti dei lattori di maituana (anche iscritti al sito) ti potrebbero confermare.

    Per il “paroloni” che creano ansia da prestazione: sicuramente il psot e i suoi commetni non utilizzano un regitro medio della lingua che è quella propria del romanzo… ti assicuro però che dentro il livello due i molti post di discussione si muovono tra linguaggi diversi utili alla riflessione (“alti” anche uqelli di due degli autori)… senza “ansia”

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