In occasione di PERFORMA07 gli o1.org hanno organizzato tre Synthetic Performances che contemporaneamente si svolgono nell’Artists Space, a New York, e in SecondLife nello spazio Odyssey.
L’idea di fondo è quella di rimettere in scena performance celebri dentro lo spazio di SecondLife. Si tratta di performance che storicamente hanno rappresentato momenti significativi nell’evoluzione storica del concetto stesso.
Stanotte alle 4SL ho assistito con Liu Lunasee e Asian Lednev alla riproposizione di tre di queste azioni peformative:
– GILBERT & GEORGE’S “THE SINGING SCULPTURE” (1969)
-VITO ACCONCI’S “SEEDBED” (1972)
-MARINA ABRAMOVIC AND ULAY’S “IMPONDERABILIA”(1977)
Gli avatar di Eva Mattes e Franco Mattes hanno cercato di costruire un rapporto tra ambiente, pubblico e azione performativa.
La più efficace forse l’ultima che costringeva gli avatar dei presenti a passare fra i corpo/avatar nudi dei due.
Se nella sua proposizione originaria con Abramovic e Ulay venivano messe in discussione e rotte delle convenzioni sociali, veniva indotta una forma di disagio nel pubblico che strusciava sulle nudità, qui il disagio è dato dalle difficoltà connesse ai movimenti, al disagio di essere avatar e quindi all’avere uno scarso controllo nelle situazioni costrittive. Molti gli avatar infatti bloccati di fronte ai corpi nudi, titubanti nei movimenti, impacciati, a volte irrompenti. Molti i commenti sulla difficoltà di passare, nel non riuscirci, di frustrazione per i tentativi.
Appropriarsi del proprio corpo/avatar richiede forse do passare proprio da queste forme di disagio che inducono consapevolezza.
Una richiesta più che un commento:c’è un testo ben fatto e recente che possa aiutarmi a capire meglio il mondo di Second Life?io conosco “SECOND LIFE” di ;ario Gerosa,può andare?
c’è qualcosa che non mi convince.
strusciare, forzatamente, su un corpo nudo e rompere convenzioni socialmente costruite è davvero paragonabile alle difficoltà di controllo imposte dalla realizzazione tecnica di un mondo online? Non è l’essere avatar che impone limitazioni al movimento, lo è casomai l’essere avatar dentro SL. Meglio: lo è essere avatar dentro SL in questo momento, a questo stato dell’evoluzione del mondo. E se il motore di SL migliorasse? la performance perderebbe di significato? andrebbe “storicamente collocata”?
Mi sembra che ci sia una duplice considerazione da fare:
da un lato è necessario (e forse urgente) uno studio del mondo e dei suoi limiti come cornici di senso e di possibilità per quanto vi avviene all’interno; dall’altro è necessario riflettere sulle possibilità che abbiamo di generalizzare partendo da SL, cosa stiamo osservando? quanto vediamo è esportabile in altri “mondi online”? In toto? solo in parte? in quale parte?
Alune considerazioni non tecniche: essere avatar ti permette cose che in una performance reale non faresti mai: ti porti a 5 cm (5pixel) di distanza dal performer ad esmpio e lo guardi. Questo guardare negli occhi non rimanda ad uno sguardo che perfora la personalità di chi guarda (il suo avatar) ma si limita a comunicare un “ti vedo”. “Ma anche un ci sono, vedi?”.
Dal punto di vista della cover invece per me manca di forza per questo motivo: tutti (gli avatar) li vedevo come attori, artisti, performer non solo gli 01.org.
L’avatar in se è lì per fare (essere) esercizio di una corporeità non convenzionale prima che sintetica.
E’ vero che è un mondo dove ci si muove ancora male, ancora troppo primitivo e asimmetrico: tanta tecnologia non risponde ancora in qualità. Anche io ho avuto difficoltà a muovermi tra i due corpi nudi ma quello manca all’avatar sono ancora i 3 sensi fondamentali della corporeità. Mancano appunto quei sensi che normalmente rompono le convenzioni sociali: annusare al primo posto segue il toccare e il gustare . ALlora per questo concordo nel dire che il movimento, unica sinestesia possibile, unica sensazione provabile girando in SL è stata la cosa più forte da esperire.
Ciao da Asian
Si potrebbe leggere il tutto attraverso differenti chiavi, secondo me:
– Ad esempio, di come la realtà, in un ambiente dotato solo di alcuni canali sensoriali come interfaccia, si dissolva. Il corpo-avatar è ancora troppo dissociato dal corpo reale. L’interfaccia giusta non è il joy, secondo me. Ma deve passare tempo per questo…
– Della relatività dell’esperienza, del degrado degli input, della decostruzione-distruzuione dei termini di riferimento e di giudizio che ha un’operazione come quest’ultima dei Mattes. Forse mi era piaciuto di più “13 most beautiful avatars”. Ma quest’ultimo lavoro è più anticlassico… l’anticlassicizzazione di un lavoro di avanguardia come quello della Abramovic.
– il feedback di una sessione di SL, ad ogni modo, lascia sempre un’impressione di straniamento, quando si torna. Mette in discussione il reale, proponendone un altro. Non si ha ancora notizia di un similmondo simulato senza denaro, però. Peccato…
Apolide
[…] della fotografia) nella sostanza svela la dimensione immersiva di questa piattaforma. Con Liu e Joannes e con Rosa abbiamo più volte fatto dei veri viaggi in second life. La stessa intervista al lucania […]
[…] prima. Le synthetic performances in SecondLife degli 01.org, come ho già scritto, ripropongono dei momenti “classici” della storia della performance. Sono vere e […]