Ieri sera nel programma “C’era una volta” su Rai3 abbiamo assitito ad una docufiction dal titolo “Un’altra vita è possibile” il cui oggetto è ben spiegato dalla voce fuori campo e fa più o meno così:
Il mondo parallelo di Second Life e di altri luoghi della Rete similari cresce a ritmi esponenziali e con esso l’universo dei giochi di ruolo. Un esercito di occidentali spende parti sempre più importanti del proprio tempo a costruirsi nuove identità tanto lontane da quelle vissute nella propria quotidianità da lasciar immaginare una fuga, un vero e proprio esodo da una realtà ritenuta grigia ed infelice.
L’ipotesi è quella delle “uscite dal mondo” (banalizzazione delle raffinate riflessioni di Elémire Zolla in piena epoca di euforia da Virtual reality) declinata attraverso le forme di allontanamento dalla realtà e dalle relazioni sociali con un pizzico di fascino perverso. Insomma: MySpace per gli adulti style.
Gli argomenti trattati sono stati – ne cito alcuni ed in ordine sparso:
– Hikikomori, fenomeno comportamentale che colpisce diffusamente adolescenti e giovani giapponesi, in cui si rigetta la vita pubblica e si tende ad evitare qualsiasi coinvolgimento sociale a meno che esso non sia filtrato da un dispositivo elettronico;
-gli Otaku , fan giapponesi di anime e manga, osservati come onanisti incapaci di intrattenere rapporti con l’altro sesso e che quindi ricorrono alla mediazione di videogame che dietro alla risoluzione di quest celano scene softcore di sesso tra anime;
-SecondLife come luogo in cui è – soprattutto – possibile sfogare pulsioni sessuali con avatar che si prostituiscono;
– Love Doll: la prostituzione a domicilio di bambole in silicone (sempre giappone) con vagina lavabile che consentono di superare il terrore relazionale;
-I Gold Farmer, cinesi in questo caso, che lavorano fino a 14 ore al giorno davanti ai computer ammassati in una stanzetta per acquisire “crediti” di giochi online che una società rivenderà a giocatori che non hanno tempo di accumulare esperienza di gioco per avere quei soldi o quegli oggetti che permettono di evolvere;
– Il futuro della nostra società, una realtà in cui avremo androidi di cui innamorarci sempre più capaci di sviluppare personalità autonome – qualcuno lì fuori ha visto BladeRunner?
Tra un servizio e l’altro il raccordo era costruito da una voce femminile fuori campo che, con fare seduttivo, portava lo spettatore dentro le spirali di “mondi virtuali” in cui l’umanità si sta ritirando.
Peccato per gli interventi di Mario Gerosa, Derrick de Kerckhove, i docenti della Osaka University progettisti di Actroid e dei molti esperti i cui interventi interrompevano intelligentemente il flusso di sovrastimolazione pornoneuronale del video.
Al solito, un’occasione persa.
ci vogliono far credere hce quello che la tv ci propina sia intelligente e invece quello che possiamo fare noi liberamente e scegliere noi liberametne sia n surrogato della vita reale.
chi fa tv non ha capito che si sta fossilizzando e non è che demonizzando un qualcosa si fa si che questa venga allontanata dalla società, bensì si crea l’effetto opposto.
Probabilmente a tutti quei dottori che stannoi in Rai (anche se devo ammettere che rai tre e nelle ore tarde rai due sono i canali migliori) che il mondo sta cambiando, chje le streghe non esistono e che la gente è più intelligente di quanto loro pensino. invece chi pecca di presunzione dimostra poca intelligenza
Bè vorrà dire che restarà dello spazio utile, e delle sedi altre, per fare riflessioni un po’ più adeguate sulle derive della comunicazione.
Io intanto ieri sera sono uscita con la mia amica e fatto un saluto a Velas e Junikiro su SL prima di andare a dormire. Che perversa!
Tutto sommato è prevedibile che il “dinosauro” mediatico, prima di farsi da parte o cedere quote, dia colpi di coda e “backfires” a più non posso.
Qualcuno ha il cellulare di Rick Deckard ?
Io ho visto quella puntata di Rai3 e non mi è sembrata una demonizzazione di SL. Mi sembra esagerata questa visione dei 2 fronti opposti: i blogger che parlano sempre male dei “vecchi media” e (praticamente) viceversa. Non si può tentare di osservare Internet senza cadere in uno dei 2 fronti?
@Hamlet: qui non si tratta di giocare su due fronti opposti. Ci troviamo di fronte ad una costruzione dell’immaginario di massa sulle nuove tecnologie che passa da visioni come quella che hai potuto osservare. A me sta benissimo la costruzione della puntata a tesi: l’uscita dal mondo come fuga. O anche un approfondimento sul tema: forme erotiche e pronografie nei nuovi media – tema che considero ad esempio essenziale da esaminare.
Peccato che il mix tra affermazioni dei “guru” intervistati ed immagini che trattano d’altro (nel caso di SecondLIfe) “appiattiscano” lo spessore del dibattito.
Guarda, qui non si tratta di lotta tra vecchi e nuovi media ma di abbassamento della soglia di competenza documentaristica o di approfondimento.
@gboccia capisco il tuo punto di vista ma il mio voleva essere un discorso generale. Frequentando da poco i blog, noto nei post e nei commenti una grandissima autoreferenzialità e grande disprezzo verso tv e giornali. Anche la blogosfera contribuisce alla costruzione dell’immaginario di massa, no? Se quel documentario non fosse stato trasmesso da rai3 ma da una web tv, i commenti avrebbero avuto lo stesso tono?
Sono uno degli autori del documentario in questione. E credo che la riduzione a flusso “pornoneuronale” non renda bene l’idea del documentario. Come blogger e giornalista, sono sempre stato attento alle novità di quello che succede in rete. Come assiduo frequentatore di Mmorpg ho potuto toccare con mano diversi aspetti che sono stati i miei punti di partenza. Dopo circa 8 mesi su Second Life ho realizzato quanto fosse una gran soufflè vuoto e incolore, gonfiato ad arte da società (e i loro media che controllano) che hanno maldestramente investito centinaia di migliaia di euro su questo mondo parallelo.
Non voglio fare una difesa d’ufficio a posteriori di un mio lavoro, ma cercare di togliere qualche pregiudizio e invitare tutti di rivederlo (possono dal sito di c’era una volta) e cercare di capire che la ripetizioni di alcune immagini ossessivamente ammiccanti (ma già la ripetizione parte dalle persone che costruiscono la “sigla” e sottolineato anche dalla musica ripetittiva del carillon), è un modo per ricostruire questo e altri mondi virtuali dove per guadagnare qualche linden, o moneta d’oro, ci si costringe a trasformarsi in “bot minatori”…
Insomma credo che riuscire a parlare di argomenti del genere su una rete generalista sia un successo. Riuscire a parlarne non in modo entusiasta-propagandistico sia un piccolo miracolo. Mi sento fortunato come autore e come spettatore di aver potuto realizzare qualcosa del genere che non rimanesse confinato nella cerchia di chi già sa, di chi già ha visto, di chi già conosce…
@EssEmme: personalmente ho trovato la tesi delle “uscite dal mondo” un po’ fuorviante perchè rischia di mettere sullo stesso piano fenomeni diversi: un giocatore di WoW e uno che affitta le lovedoll.
Ho trovato invece molto interessante come è stato reso il tema della riproduzione di logiche economiche connesse ai mondi on line con varie forme di sfruttamento: l’esempio dei gold farmers o dell’acquisto di oggetti o linden su e-bay credo che meritasse di essere conosciuto anche da un largo pubblico.
Su SL devo divergere da te: è una realtà che contiene elementi opposti e mi è sembrato che ci fosse uno sbilanciamento tra riflessione lasciata alle parole di Gerosa (o de K.) e immagini che mostravano soprattutto una realtà softcore.
E’ vero che SL può essere osservata come un soufflè che si è smontato, ma gli ingredienti usati danno forme ad altri piatti che forse vale la pena raccontare… io ho deciso di entrare dopo il soufflé 🙂
Il vero problema è che si è parlato di un fenomeno che la maggior parte degli spettatori conosce grazie ad un immaginario mediale di massa che di certo non risparmia visioni apocalittiche legate alle pratiche neomediali… A me sembra che “non parlarne non in modo entusiasta-propagandistico” non “sia un piccolo miracolo” ma la norma.
Guarda quando e come si parla dei social media, ad esempio.
Se poi ti riferisci a quell’immaginario da corsa all’oro in SL che i media a stampa e le televisioni fino a prima dell’estate hanno esaltato fiancheggiando le aziende, stiamo parlando di una realtà costruita e smontata sulel cui macerie i “nativi” possono danzare 😉
@Hamlet: neklla comunicazione esistono sempre forme di autoreferenza: la blogosfera non è un’eccezione in questo. Ma l’autorefernza non è nemmeno la regola.
Il punto è: i blog sono parte o no del sistema dei media? E se lo sono come lo cambiano?
Per rispondere: io non vedrei tanto uno scontro tra old e new media, ma l’esaltazione del fatto che nel momento in cui gli utenti generano contenuti e li condividono, connettono frome di conoscneza che implicano esperti di settore, ecc. le forme e la funzione dei media di massa vengono problematizzati.
Crescono i punti di riferimento attraverso logiche di fiducia e di pertinenza dell’informazione. Di qui una faglia. Quella di cui discutiamo 😉
Sul Sufflé, secondo alcune recenti analisi SL ha raggiunto un livello più o meno stabile di utenti che si aggira attorno ai 500 mila (che comprende hard users e soft user, ma che esclude quelli “l’ho provato una volta e via”). Il numero, dal mio punto di vista, è assolutamente interessante. 500 mila utenti sono tanti. Sono una media città italiana, sono Bologna senza la cintura metropolitana, sono un elevatissimo numero di possibili relazioni sociali. Forse il soufflé si è sgonfiato, ma qualcosa è rimasto.
Sul resto due cose:
a) forse i media mainstream utilizzano in fondo una specie di hype cycle di interesse nei confronti delle tecnologie declinandola come possono fare. SL, come il web prima, ha avuto un momento in cui era “il futuro e la risposta a tutti i mali” (vedi guida a SL con repubblica), poi su SL sono cominciate a nascere pratiche autonome e molte delle aspettative main-stream sono state disattese, probabilmente ad unc erto punto si arriverà ad una effettiva stabilizzazione. In quest’ottica “parlarne in toni non entusiastici” non è propriamente un successo ma segue l’inversione di tendenza che si è registrata da qualche mese a questa parte. Allo stesso tempo però mi sembra che legare la cosa a “quello che fanno anche con i social media” lasci il tempo che trova.
b) l’idea dell’uscita dal mondo è effettivamente fuorviante, anche se Second Life quest’idea, a partire dal nomem se l’è cercata con forza. In ogni caso resta un concetto sbagliato più che altro perchè viene moralmente connotato.Al tempo stesso chiunque abbia frequentato con costanza i mondi online sa che il fenomeno dell’addiction esiste e negarlo non serve a molto. Che poi questo sia spesso riconducibile a disagi altri e che non abbia senso una semplicistica lettura mondo online->addiction beh, è un’altro discorso.
chiudo il pippone giornaliero sui blog e SM: si, i blog ne fanno parte e l’elevato grado di sincornia secondo me lo dimostra empiricamente.
@Luca: il punto è che miscelare in un unico “calderone” temi diversi suggerisce connessioni. Allora l’esplorazione e l’addiction non diventano due forme diverse ma un tutto omogeneo.
Mi sembra che anche sui social media manchi la capacità di riflessione e venga accentuata quella della suggestione.
@gboccia concordo che ogni medium ha una certa dose di autoreferenzialità ma nella blogosfera italiana si toccano percentuali “bulgare” 🙂 Un blogger dice una cosa, un secondo gli da ragione, il terzo dice “la tv fa schifo”, il quarto “anche i giornali fanno schifo” e il quinto chiude il cerchio dicendo “noi blogger siamo i migliori”
Un pò troppo, no? 🙂
Ovviamente i blog sono parte del sistema dei media, è un pò troppo presto per capire come lo cambieranno. Forse i blogger migliori saranno arruolati su tv e giornali e non ci sarà nessuno scontro.
È la prima volta che parlo di un prodotto e sbuca l’autore: miracoli di Internet 🙂
Buon 2008 a tutti!
@Hamlet la dimostrazione che la blogosfera è anche un luogo di confronto… buon 2008 a te a tutti
Ho trovato la puntata del programma in questione: http://tinyurl.com/yr42wr.