La copertina di Istvan Banyai del New Yorker del 2004 dedicata all’11 settembre contiene tutta la densità della tragedia, riannodando i fili della memoria visiva di uno skyline di New York dove l’assenza delle Torri Gemelle si sovrappone con forza al nostro immaginario.
Nel gesto di pulizia del lavavetri sospeso fuori da un grattacielo si disegna l’impermanenza di un ricordo che è stampato negli occhi e nella mente di ognuno di noi. Bastano pochi momenti di sovraimpressione sulla realtà di due fugaci strisciate d’acqua e sapone per riaccendere la memoria collettiva. E’ la potenza di un’immagine che urta il nostro immaginario, celebrandolo nei toni di un azzurro sfumato.
Molti sono gli autori che con il loro segno hanno catturato il crollo delle Torri come crollo dell’immaginario novecentesco, con la potenza che un’immagine ha, spesso, su ogni parola scritta.
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[…] ricordarci l’attualità di questa copertina di Banyai, più che di quella di Spiegelman, è Giovanni Boccia, che scrive: Nel gesto di pulizia del lavavetri sospeso fuori da un grattacielo si disegna […]
È da 3 giorni che ho qs finestra aperta e guardo la bellezza di questa copertina… grazie Giovanni.
Istvan ha una poetica efficace. Anche questo è un modo per ricordare …
Davvero dirompente!!