Le visioni letterarie del cyberpunk incarnano i linguaggi della virtualità e mettono in scena i vissuti di una realtà quotidiana in trasformazione, tanto che negli anni ’90 è facile trovare una stretta relazione e collaborazione fra letterati, performer e scienziati delle nuove realtà del virtuale.
Ad esempio il termine cyberspace, utilizzato spesso nella lingua inglese come sinonimo di RV, è stato utilizzato da William Gibson per definire un’ipotetica rete globale di informazioni, generante strutture di dati e programmi informatici materializzati iconicamente in uno spazio tridimensionale che risulta percorribile. Nelle parole che Gibson utilizza nel romanzo Neuromante il cyberspace è “un’allucinazione vissuta consensualmente ogni giorno da miliardi di operatori legali, in ogni nazione, da bambini a cui vengono insegnati i concetti matematici… Una rappresentazione grafica di dati ricavati dai banchi di ogni computer del sistema umano. Impensabile complessità. Linee di luce allineate nel non spazio della mente, ammassi e costellazioni di dati. Come le luci di una città, che si allontanano”.
Dalle suggestioni “neuromantiche” alla realtà scientifica il passo è breve. Attorno al concetto di Gibson il professore in architettura Michael Benedikt ha promosso nel 1990 “The first conference on Cyberspace” che ad Austin, Texas, ha riunito studiosi, informatici, artisti per cercare di definire l’orientamento futuro delle ricerche sulle tecnologie avanzate. Entra così all’interno del dominio scientifico il termine cyberspace per dare “senso ad un’avanzata tecnologia dell’informazione che ha un potenziale non solo di cambiamento della struttura economica della società umana, ma anche di rovesciamento dell’architettura sensoriale ed organica del corpo umano, e cioè disincarnando e riformattando il sensorium in potenti spazi digitalizzati generati dal computer”.
Bruce Sterling, lo scrittore considerato il teorico del gruppo, ha le idee chiare in proposito.
Lo sviluppo vertiginoso e incontrollato dell’informatica e dell’interazione elettronica con tutte le attività umane, ha portato a un improvviso mutamento delle prospettive, tanto che la letteratura cyberpunk, da aggressiva propedeutica di un modo immaginifico di descrivere il futuro possibile, si è tramutata in sintassi corrente, in espressione politica e ideologica di un diverso modo di interagire tra biologia e sviluppo tecnologico. Questo apparente scarto, un superamento dovuto più alla presa di coscienza degli autori cyberpunk che alla dilatazione dell’universo informatico, ha gettato le basi per un nuovo ordine sociale, la consapevolezza che dietro gli strumenti di potere a cui vengono abbinate le più grandi conquiste dell’elettronica (il mondo corre ineluttabilmente verso l’unificazione globale delle correnti di pensiero telematiche) vi sono i media tecnologici che possono innescare problemi a vastissimo raggio.
(2. continua)