Il bestseller nella categoria libri più venduto su Amazon Italia in questi giorni è un fumetto, una graphic novel se avete proprio necessità di nobilitarne la denominazione: “Un polpo alla gola” di Zerocalacare (edizione Bao Publishing). Il quarto in classifica è un altro suo volume: “La profezia dell’armadillo”.
Il fatto rappresenta di per sé una sorta di anomalia se pensiamo che dalla sua uscita (18 ottobre 2012) ha venduto 40.000 copie. E Roberto Recchioni sintetizza bene il significato che questo avvenimento ha per il comparto editoriale del fumetto italiano:
E’ la prima volta che succede.
LA PRIMA VOLTA CHE SUCCEDE.
Nemmeno a LMVDM di Gipi era riuscita un’impresa simile.
In poche parole, Zerocalcare è quel best seller a fumetti che tutti i grandi editori si auspicavano che arrivasse per far partire REALMENTE il settore dei fumetti in libreria di varia.
E’ un libro che non solo genererà ricchezza a chi lo ha realizzato e a chi lo ha prodotto, ma che ha dimostrato con chiarezza che i fumetti possono vendere molto bene.
E, per questo, genererà lavoro e occasioni per altri autori, perché spingerà tanti altri editori a investire nella ricerca di un “nuovo Zerocalcare”.
[…] ha portato a leggere fumetti a un sacco di persone che non li guardavano nemmeno di striscio […]
Persone che hanno incontrato il suo lavoro quasi sicuramente prima online e poi nel precipitato di carta. Sì perché Michele Rech con le sue pubblicazioni sul blog Zerocalcare ha conquistato post dopo post moltissimi web lettori che poi sono diventati acquirenti. Basta che guardiate ai numeri delle condivisioni su Facebook delle sue strisce (molte migliaia, talvolta centinaia di migliaia) e i commenti ad ognuna di esse (sempre centinaia). Anche qui la circulation come parte di un progetto editoriale, come strategia di self branding. E come chiosa sempre Recchioni:
Il suo successo non deriva dal fatto che abbia usato Facebook e Internet come mezzo di diffusione della sua roba. Il suo successo deriva dal fatto che la sua roba è buona e la gente se ne è accorta, anche grazie a Facebook e Internet.
Come dire: la circulation del suo storytelling (estetica e narrazione) diventa un’occasione di contatto e conoscenza fuori dallo stretto meccanismo editoriale del fumetto e l’attivazione riflessiva dei suoi fulminati racconti (Michele è classe ’83) coinvolge generazionalmente (anche pre e post spettatori di “Beverly Hills”). E questi diventano i presupposti per far sì che i suoi racconti stampati entrino anche nella dita culturale di quegli italiani che non sanno neppure cosa sia la Bonelli.