Da mesi orde di trolls, di fake, di multinick scrivono con regolarità dai due ai tremila commenti al giorno sul blog. Qualcuno evidentemente li paga per spammare dalla mattina alla sera. Questi schizzi di merda digitali si possono suddividere in alcune grandi categorie. Quella degli “appellanti” per la governabilità per il bene del Paese, del “votaBersani, votaBersani“, o del “votaGrasso, votaGrasso” […] Quella dei “divisori“, venuti per separare ciò che per loro è oscenamente unito, che chiedono a Grillo di mollare Casaleggio, al M5S di mollare Grillo e a tutti gli elettori del M5S di mollare il M5S per passare al sol dell’avvenire delle notti polari del pdmenoelle. […] Ci sono poi i “critici di giornata” che arrivano in massa come le locuste. Qualunque cosa tu abbia appena detto o fatto viene ferocemente attaccata, spesso con lunghe e articolate argomentazioni di 2.000 caratteri. Da questa brodaglia i telegiornali e i talk showcolgono fior da fiore, con lerci e studiati “copia e incolla” per spiegare che Grillo è un eversivo, che il MoVimento 5 Stelle è spaccato.
Beppe Grillo sembra voler negare la complessità dell’elettorato che ha raccolto e che dissente (anche) circa la politica delle alleanze. E lo fa dietro l’accusa di trollismo, rovesciando quella prospettiva che spesso viene attribuita ai “grillini” nei confronti di altre formazioni politiche. Sarebbe facile liquidare il tutto dietro ad un “chi di trolling ferisce di trolling perisce” perché la questione è più complessa.
Ha a che fare con la difficoltà di rappresentazione di un elettorato che copra un arco parlamentare (si sarebbe detto una volta) molto ampio e diversificato.
Ha a che fare con l’ostinata retorica del “noi contro voi”, che in queste settimane vede accanto alla contrapposizione alla Kasta quella ai giornalisti. Sono questi ultimi ad essere diventati cacciatori di dissenso nella terra di Grillo (il suo blog) e a portare nella visibilità dei media mainstream dei commenti amplificandone la portata nell’essere strappati dal contesto conversazionale.
Ha a che fare con la natura polarizzata della comunicazione online che tende a crescere con la visibilità e l’esposizione che diventano fattori di attrazione. E anche con la crescita di strategie dell’uso di fake che il marketing ha sperimentato negli ultimi anni.
Ha a che fare con tutti questi fattori assieme. Sovradimensionarne uno solo significa, in questo caso, giustificare qualcosa che potrebbe avere a che fare meno con il marketing politico e più con la democrazia: il dissenso.
Credo che il grande riscontro elettorale che ha avuto, senz’altro trasversale ma con ampio margine di voti da sinistra, imponendogli di dover fare i conti con la governabilità, abbia indotto nelle alte sfere della casaleggio & ass. l’idea che sia meglio tornare alle elezioni per averne di meno, voti, al fine di continuare a fare quello che vogliono, ovvero l’opposizione dura e pura.
ma quala dura e pura… opposizione è già tanto