Perchè queste cose si scrivono su un blog aperto a tutti?

 

Non ho fatto in tempo a scrivere il post che compare su Panorama.it di oggi la riflessione di Bruno Vespa sul senso dei blog, ovviamente a partire dai fatti del delitto Meredith. Praticamente sono le posizioni espresse nella puntata di Porta a Porta di cui vi parlavo.

Mi limito alle domande che Vespa si fa (e ci fa)

Eppure Raffaele scrive sul blog: “Ormai sei cambiato e non si può tornare indietro. Si può sperare di trovare un giorno emozioni più forti che ti sorprendano ancora…”. Quali emozioni? Quelle tragiche sospettate dal giudice che lo tiene in carcere immaginando una reazione atroce alla noia quotidiana? O emozioni innocenti di altro genere?
“Sono molto onesto, pacifico, dolce, ma qualche volta completamente pazzo…”. Che vuol dire? E soprattutto perché queste cose si scrivono su un blog aperto a tutti? Un tempo certe introspezioni si confidavano a un diario e guai se i genitori si permettevano di ficcarci il naso: legioni di psicologi e di sociologi erano pronte a stracciarsi le vesti per la violazione inammissibile, per il turbamento definitivo e fatale al ragazzo o alla ragazza in fiore. Adesso tutto è pubblico. E nessuno si preoccupa di capire e di interpretare certi messaggi prima che un oscuro delitto imponga letture tardive e magari improprie. I genitori leggono i blog dei figli?

“Perchè queste cose si scrivono su un blog aperto a tutti?”. Se l’idea di Vespa è quella di vedere il fenomeno come forma postmoderna dell’introspezione allora la domanda equivale a chiedersi: come cambia la prospettiva di auto-osservazione oggi? Ma è solo “introspezione”? O ha a che fare con un diversa percezione della relazione pubblico/privato all’epoca del FarsiMedia?

La metafora del diario (già usata dal buon Romagnoli) è fuorviante. Non pensare il blog come una realtà di (potenziale) conversazione , porta fuori strada. I blog sono strutturalmente dialogici, e anche se neghi questa loro natura impedendo di fare commenti (cosa che Sollecito non aveva fatto) resta la loro caratteristica di “esposizione” alla discorsività (ad esempio di un amico che ti ha letto e te ne parla quando lo incontri).

Parlare di sè con la consapevolezza (più o meno esplicita) di avere dei lettori, pensarsi nei termini del tuo pubblico, trovare  modalità di auto-rappresentazione attraverso formulazioni narrative, osservarsi attraversi gli occhi dei tuoi lettori (ad esempio quando ti commentano)… creano una realtà nuova dell'”introspezione” – se proprio vogliamo usare la prospettiva vespiana. E’ l’introspezione all’epoca dei meccanisimi di (auto)osservazione e di (auto) rappresentazione che si generalizzano, vengono resi disponibili ed accessibili…

Nati consumatori di rappresentazioni mediali nelle quali eventualmente riconoscerci diventiamo produttori di rappresentazioni dei nostri vissuti costruite da noi e che utilizzano gli stessi linguaggi (per lo più mainstream) con cui siamo cresciuti. Inserite però un ambiente ad alta potenzialità dialogica e discorsiva, quello dell “conversazioni dal basso”. Quello dei social media.

Affermazioni come :”E nessuno si preoccupa di capire e di interpretare certi messaggi prima che un oscuro delitto imponga letture tardive e magari improprie.” impone di tracciare ex post, sull’onda delle emozioni di massa sollecitate dai media mainstream, nei percorsi di un’indagine che trova prove indiziarie, percorsi che magari trovano “senso” da un’altra parte.

Se poi i genitori leggano o meno i blog dei figli in  Italia non ho dati per rispondere. So che i giovani americani sono fuggiti da MySpace quando hanno cominciato ad avere richieste di friendship dai loro genitori. Ma so anche che molti dei lettori di questo blog (che spero non sia traccia indiziaria per una qualche mia infrazione futura delle norme) sono genitori, e molti di loro hanno un blog. Frequentano un ambiente che è frequentato o che frequenteranno i loro figli. Ma non so se questo porterà due generazioni a capirsi meglio ma sicuramente avremo a che fare con persone che abitano dalle stesse parti. Mentre le domande di Bruno Vespa mi fanno pensare a tutt’altro 🙂

13 pensieri riguardo “Perchè queste cose si scrivono su un blog aperto a tutti?

  1. Considerazioni che condivido e faccio mie (si dice così, no?).

    Una nota personale: ho notato che i miei amici non particolarmente attratti dal mondo digitale e dal Web non leggono i miei blog.

    Ora, è chiaro che i miei post sono tutt’altro che memorabili ma la sensazione è che i miei amici siano quasi imbarazzati a leggere le mie riflessioni, soprattutto quelle più intime. Una sorta di pudore, di disagio di fronte all’auto-rappresentazione in forma di dialogo aperto e pubblico. Disagio comprensibile, dovuto più a questo nuovo linguaggio che ai miei pensieri in particolare. Così credo, almeno.

    Chi ha amici/parenti sia nativi/immigranti digitali che solo/essenzialmente analogici ha rilevato differenze nell'”accettazione” del blog come nuovo canale comunicativo interpersonale?
    Oppure come spesso accade vi è in generale più facilità a comunicare pensieri e riflessioni intime più ad estranei che ad amici e parenti?

  2. Davvero gran bella domanda, Federico…

    Dalla mia esperienza, ho amici analogici che si rendono conto che vivo anche in un mondo a loro sconosciuto, con tempi e logiche diversi. Che sembrano non capire, e che a volte crea loro curiosita’.
    Ma nulla piu’ di questo.

    Non trovo particolare differenza tra amici e parenti, visto che io scrivo di cose per lo piu’ sconosciute agli uni e agli altri, ma credo che sui post piu’ generici, sia piu’ facile quel senso di timidezza che dici.

    C’e’ un vero e proprio mondo a due corsie, che si stanno allontanando le une dalle altre, proprio come il potere si allontana dai reali bisogni della gente.

    Nel mio piccolo mi sforzo di far intuire come un giusto equilibrio con la tecnologia possa aiutarci in molti modi, ma e’ una strada ardua.

    Un cosa e’ certa: sono dinamiche complesse e del tutto nuove nella dimensione che hanno preso oggi, per cui studiarsi e studiarle non puo’ che far bene.

    La cosa peggiore che si possa fare, pero’, e’ far finta che non ci siano, o che siano simili a cose gia’ viste.

    Un po’ come nominare i blog dei semplici diari.
    Alcuni potrebbero esserlo, altri meno, altri proprio no.

    Per chiudere, io riscontro che c’e’ piu’ interesse proprio dagli estranei che dalla propria cerchia di parenti, compresi i familiari piu’ stretti. Mah.

  3. @Federico: domanda bellissima. Un punto su cui invito a riflettere perchè diventerà un tema fondamentale man mano la realtà dei nativi digitali diventerà sempre più cpnosciuta ed un tema di comunicazione.

    @Matteo: anche riflettere sul mondo “a due corsie” è importante per evitare che diventino corsie divergenti.

  4. Da quando ho il blog, pur sapendo anche io di non scrivere cose memorabili – cito :)- ho sollecitato i miei amici e parenti non aprticolarmente attenti alla rete di andare a vedere cosa scrivo, visto che spesso ammettono di non capire bene cosa faccio… Ma non ci vanno.
    Per me non ha certo la funzione del diario, ma una forma di riflessione dialogica appunto.

  5. @lgemini: il fatto di essere esposti pubblicamente non semrpe si consilia con i meccanismi del privato familiare. Eppure per le nuove generazioni anche questo sarà un terreno di confronto.

  6. per quanto riguarda il delitto meredith non ho potuto seguire gli sviluppi di questi ultimi 2 giorni, ma credo comunque che tutti e 3 i ragazzi, Amanda, raffaele e Rudy stiano mentendo, inoltre credo che se sul coltello hanno trovato le impronte di amanda ma il coltello è di Sollecito lei potrebbe aver usato la sua arma per far incolpare lui visto che anche le scarpe sembrerebbero essere di sollecito, credo che lei le abbia prese ed indossate perchè è vero che Rudy ha il 45 quindi inpossibile per lui indossare un 42 ma una ragazza con un piede più pòiccolo può mettere delle scarpe più grandi non deve mica uscirci???potrebbe averlo fatto per far cadere la colpa su sollecito, per quanto riguarda Rudy se c’è stato questo rapporto potrebbe essere finita lì, se è vero che sollecito sia rimasto in casa amanda potrebbe essere la maggiore indagata per me, oppure tutti sanno ma tutti mentono e cercano di allungare i tempi avendo loro studiato il tutto quindo le impronte di amanda portano a lei ma il coltello è di sollecito però rudy ha avuto rapporti con lei poi dice di aver visto un quarto uomo improbabile per me ma detto solo per far perdere altro tempo e far parlare ancora di lor, credo che questi ragazzi cercassere un ‘pò di notorietàin qualche modo e come si dice….l’importante è che se ne parli no????

  7. Tra introspezione e giornalismo: delle perle, il filo…

    La domanda posta da Daniele Cerra, soprattutto alla luce delle affermazioni del garante della privacy su Libertà d’informazione e protezione dei dati: il caso italiano (da soffermarsi, in particolare su 13 articoli per il “buon giornalist…

  8. […] Quelli del terreno su cui si confrontano media mainstream e social media. Tra contenuti generati dagli utenti e contenuti generati per la pubblicità. Quelli degli indigeni e dei civilizzatori. Quelli dei Wu Ming e dei “baricco” (mettetici voi i link). Quelli dell’economia come mezzo e dell’economia come fine. Quelli di Margherita e di certi settimanali. Quelli di intruders e del Porta a Porta. […]

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