Semplicemente un ambiente da abitare. Che ti “parla” mentre ne fai esperienza, visiva, acustica, tattile, in fondo. Questo è il lavoro Neu Starten (coordinate SecondLife: Sventh eye 174, 225, 37 e una bella intervista qui) di Neupaul Palen.
È un lavoro lucido e opaco.
È lucido perché opera con taglio critico su SecondLife come medium, mettendo in luce come venga utilizzata spesso tra inappropriatezza e svilimento.
[14:19] Neupaul Palen: questo lavoro
[14:19] Neupaul Palen: rappresenta la summa di tutto il mio pensiero relativo a SL
[14:19] Neupaul Palen: pensiero che ha assunto via via risvolti sempre più critici
[14:20] Neupaul Palen: nei confronti di un utilizzo del medium
[14:20] Neupaul Palen: che ritengo non appropriato se non spesso addirittura svilente
[14:20] Neupaul Palen: una sorta di occasione sprecata insomma
[14:21] Neupaul Palen: e la morte del White Rabbit
[14:21] Neupaul Palen: è la metafora
[14:21] Neupaul Palen: di questa mia concezione
[14:21] Neupaul Palen: ma li troveremo questi assassini!
E lo fa giocando con i rimandi di fondo all’estetica di superficie, immaginativa e videoludica (tra cinema e machinima) che ci ha familiarizzati con la neocorporeità immersiva (da Matrix, al Tredicesimo piano, passando per Tron attraverso la visione ). Fino al richiamo metaforico al traghettatore per antonomasia nei mondi “dall’altra parte” (onirici?), quel Bianconiglio che Alice segue cadendo “di là” – centralissimo in tutta la riflessione anni ’90 sulla realtà Virtuale.
E’ lucido perché gioca con la spettatorialità attraverso una logica di intrattenimento che porta l’avatar a sperimentare il senso dell’abitare questo territorio mediale.
E’ opaco perché gioca con la trasparenza degli ambienti per modificare il punto di vista dell’avatar, per portarlo a “risvegliarsi”.
Come quando ti muovi su un pavimento invisibile, o attraverso cascate di parole, o fra gli immagini cloni di Neupaul… Non è una realtà che ti porta per mano questa, richiede che il tuo avatar si ponga domande sullo spazio e sulla percezione, ti impone di confrontarti con il tuo statuto di osservatore (tu che guardi il tuo avatar che guarda (agisce) il mondo).
Come quando ti trovi al 13° piano, entri nelle immagini di una Los Angeles acida (consiglio la visione notturna), ti giri e ti trovi di fronte alla “quinta“: la griglia strutturale di SecondLife, la realtà di base, quello che accomuna te e l’ambiente, la tua natura: quello di essere “rezzato”.
Nota.
La riflessione su questo lavoro è dispersa. Questo post ne rappresenta un tassello. Un altro sono le immagini che ho caricate su Flickr (alcune le ho linkate anche qui) e commentate.Un altro tassello è nelle conversazioni perse nella memoria del PC che ho avuto con altri avatar inworld.
Mi toccherà tornarci allora. Le vie della performance sono infinite. E lo dice anche Neupaul che in SL tutto, o almeno tutta l’arte, è performance.
@laurag: concordo 🙂
@Grazie Giovanni per l’acuta comprensione dello spirito del mio lavoro.
@ Be’ Laura…Ti sarai persa lungo le infinite vie della Performance? 🙂 Ti aspetto quando ti ritroverai: Welcome to the REAL world!:-))
Grazie per il link, Giovanni! 🙂
[…] a visitare la nuova soluzione che Neupaul ha rezzato (costruito) nel suo spazio inworld. Anche Giovanni ne ha già parlato dicendone cose molto belle e giuste. Second life può essere vista come una […]
La visione di Neupaul è fortemente critica ma credo anche che il ruolo dell’artista contemporaneo sia proprio quello di provocare, di sollecitare le coscienze, nel caso specifico anche le nostre coscienze di avatar.
Tra le citazioni indicate da Johannes Bedrosian ne aggiungerei due musicali… il frammento di “The End” suonato ossessivamente su Neu Starten e il White Rabbit non di Lewis Carroll ma dei Jefferson Airplane. Teniamo sempre a mente il monito dell’ultima frase della canzone: “Feed your head, feed your head”. Se la mente muore di inedia si diventa vuoti, uomini impagliati, hollow men e adesso hollow avatars, come ci insegnano T.S. Eliot, Willard e il colonnello Kurtz. Non rimane allora che la violenza.
Per concludere, se Neupaul mi voleva far riflettere, ci è più che riuscito!
@Cirdan: riflessione la tua pertinentissima. Ho calcato la mano sugli aspetti visivi ma è evidente la pregnanza dell’immersione audio del lavoro 🙂
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