Il tema dell’indipendenza dei media è al centro di un convegno progettato a Urbino tra Istituto di Formazione al Giornalismo e Università.
E’ evidente che il momento particolare che stiamo vivendo (con la crisi economica internazionale come rumore di fondo) intreccia quando si parla di media e giornalismo una molteplicità di temi connessi che vanno dalla fine dei giornali e quella dei giornalisti alle forme di rivitalizzazione dell’informazione che passano dall’integrazione con il web – quando non con lo scioglimento del quotidiano nel web – allo sfruttamento dell’onda social – integrando progetti editoriali ed uso dei social network, utilizzando il crowdsourcing, ecc.
Posto che molte delle soluzioni web based sembrano solo palliativi di sapore infotainment o qualcosa simile ai “danni collaterali” (ad esempio: progettare eventi web per attirare pubblico o fornire servizi alle imprese o costruire inserti audio, gossip che strizzino l’occhio a pubblico e mercato…) mi sembra che il problema stia da un’altra parte.
Mettere a tema l’indipendenza mediale oggi in Italia significa affrontare la condizione in cui versa la sfera pubblica italiana e la capacità che i mezzi di comunicazione di massa hanno di rappresentarci. Di rappresentarci in quanto pubblici, specialmente da quando ci siamo dimessi dall’essere semplice pubblico.
Il soggetto “moderno” di riferimento per l’informazione – ma anche per il mercato – è mutato nella realtà dei pubblici connessi – e di una molteplicità di sfere pubbliche connesse. Come muteranno le cose? Ne discuteremo.
Segnalazione: anche a me come a qualcuno è stato chiesto di sollecitare domande dalla cososfera, posto che, comunque, potrete vedere le cose in diretta e fare sentire la vostra voce nei socialcosi.
quindi noi faremo come l’asino di buridano e non sapendo chi segliere fra qui e qualquno non faremo domande 🙂
va be’ provo:
In che cosa dovrebbe consistere l’indipendenza dei media oggi: nell’autonomia del sistema rispetto alla politica, e ai proprietari oppure nell’autonomia rispetto al peso della nuova opinione pubblica (lettori e spettatori che hanno consapevolezza di occupare un posto nuovo nella comunicazione)?
Sì ma quello non è un socialcoso, è solo un coso nel loro sito (ecco, io di quelli non mi fido)
@laura: bella domanda.
@prezzemolo: per “socialcoso” usiamo tutta la Rete: che fra twitter dal convegno a sessioni di commenti su friendfeed qualcosa viene fuori 🙂
Il convegno, come tu stesso fai notare, è impostato in modo vecchio. Se continuano in queste lotte di retroguardia finirà che YouPorn li supererà: http://www.alexa.com/site/ds/top_sites?cc=IT&ts_mode=country&lang=none.
Ho posto una sorta di mini-riflessione-omanda sul blog di gg (http://www.bookcafe.net/blog/blog.cfm?id=956) e la ripeto pari pari anche qui.
La DJV (Associazione dei Giornalisti Tedeschi) assegna il premio per la libertà di stampa a Marco Travaglio che è diventato famoso e paladino dell’art.21 soltanto perchè parla “male” (e/o contro) di Berlusconi, il quale, nel frattempo, caccia via Mentana da Matrix. Ecco due esempi dell’ultima ora che semplificano la situazione della stampa italiana (e non solo). Mi chiedo: è possibile parlare di indipendenza dei media in situazione di monopolio della proprietà dei mezzi? Ad esempio Reporter Senza Frontiere definisce il grado di libertà soprattutto in funzione dell’esistenza di un monopolio (di stato o privato) sui mezzi di comunicazione ma sottolinea come sia ormai una condizione “normale” l’auto-censura. Si potrebbe semplicemente concentrare questo concetto in una semplice uguaglianza: indipendenza della stampa uguale a libertà di stampa. Ma sono fili legati allo stesso capo: indipendenza da chi ? Libertà da che cosa ? Dalla proprietà ? E come ? La maggior parte dei media americani, negli anni settanta, gridavano che il loro padrone era il lettore… sono stati proprio loro a dotarsi di strumenti di controllo dei gusti e delle tendenze del pubblico (una frase ricorrente nei giornali americani era del tipo “questo argomento non piace ai nostri lettori”). Allora un padrone c’è sempre ? Comanda chi mette i soldi ? Probabilmente la libertà e l’indipendenza prima di essere politica dovrebbe essere inattaccabile economicamente. E’ meno importante combattere il monopolio, come semplice possesso, quanto eliminare completamente qualsiasi tipo di finanziamento dei media: dallo sconto sulla carta ai giornali, dai finanziamenti pubblici fino alla pubblicità, ecc… e poi se ne riparlerà concretamente.
Se invece ci poniamo il problema dell’indipendenza dei giornalisti, allora è un paio di maniche diverse e ha a che fare con la dignità e il decoro personale… ma è anche una storia completamente diversa.
“ad esempio: progettare eventi web per attirare pubblico”
esattamente quello che ho detto io!
e poi, come fa un media a essere del tutto indipendente? A meno che il direttore sia anche un finanziatore e gli vada di perderci anche.
@vitocola: tks. passo di mano la domanda agli organizzatori 🙂
@FG: la centralità di Youporn come strumento selettivo di informazioni tematiche è evidente 😉 Credo sia interessante osservare come “da dentro” osservino se stessi, anche se forse era possibile mostrare quella realtà del giornalismo che proprio “da dentro” ha colto la mutazione. Ecco, quella qui mi manca.
@Boh/Orientalia4All: l’idea di indipendenza pensata da Einaudi-Albertini è quella dell’Economist, per capirci.
Resta per me il fatto che una cosa sono le strategie editoriali per trasformare, ad esempio, un giornale in una struttura complessa di servizi, ad esempio di organizzazione di eventi. Un’altra è la funzione del giornalismo. La relazione fra le due cose non è né banale né scontata. Anzi: fa problema.
correggimi qualquno con qualcuno please.
E’ vero comunque che anche l’impostazione del convegno la dice lunga…
vitocola “E’ meno importante combattere il monopolio, come semplice possesso, quanto eliminare completamente qualsiasi tipo di finanziamento dei media: dallo sconto sulla carta ai giornali, dai finanziamenti pubblici fino alla pubblicità, ecc… e poi se ne riparlerà concretamente.”
certo! Così sono i miliardari e i grandi gruppi industriali potranno permettersi un quotidiano. Ottima idea!
Meglio i socialcosi abituali, il live blogging non mi piace per niente (e non so chi lo scriva).
La Gazzetta è scesa al 25° perché l’ho abbandonata io, e mi sa che non si è ancora ripresa 😀
@Hamlet in quali anni sono nate le forme di sovvenzionamento della stampa ? Per quale motivo ? Oggi sono ancora necessarie ? Non basterebbe soltanto il lettore-finanziatore ?
“Oggi sono ancora necessarie ?”
si
“Non basterebbe soltanto il lettore-finanziatore ?”
ovvio che non basta
ad esempio, non sai che il giornalismo Usa è in crisi gravissima e molti giornali rischiano di chiudere?
@hamlet la crisi usa (ma non solo quella) è determinata dal crescere progressivo dei costi, delle spese, ecc…. a qualsiasi titolo.
Insomma dobbiamo tenere su una nuova “Cassa per il Mezzogiorno”? e Fino a quando ?
Lo so che oggi, probabilmente, non c’è una grande alternativa …. ma dovremo pure iniziare a ripensare in modo generale a tutto il sistema.