La strategia del silenzio

Magari pensate sia stato solo un gesto simbolico quello della versione italiana di Wikipedia che si è auto-oscurato per dare visibilità alla protesta contro il comma 29 dell’articolo 1 del disegno di legge sulle intercettazioni. Eppure anche questo gesto, come quello di molti blog e siti, ha generato un effetto cumulativo di visibilità che ha probabilmente pesato sulla proposta di emendamento da parte del deputato Pdl Roberto Cassinelli, così che ora l’obbligo di rettifica entro 48 ore vale solo per le testate online che risultino registrate.

La prospettiva cui ci si è trovati davanti è stata ben spiegata dall’avvocato Guido Scorza:

Quella di Wikipedia non è stata una protesta ideologica, ma ha introdotto nel dibattito un aspetto sia giuridico sia economico, sollevando un problema di sostenibilità. Non sarebbe stato possibile adempiere all’obbligo di rettifica così come disciplinato dal ddl intercettazioni ante emendamento. Farlo in 48 ore avrebbe significato non poterlo fare in maniera puntuale, non si sarebbero potuto infatti controllare il flusso di informazioni prodotto da migliaia di utenti. Il gestore del sito non è necessariamente anche l’editore e l’autore.

Dai primi articoli che ho letto in giro la Rete viene trattata come un soggetto unitario dotato di volontà che ha messo in scacco la politica. Ci andrei cauto, visto i risultati finora ottenuti con l’AGCOM e il diritto d’autore. Diciamo che azioni notiziabili come quella di Wikipedia, che possiamo considerare un nodo rilevante nella Rete – con una differenza di potenziale elevato – associata al fatto che l’obiettivo è fare passare il decreto intercettazioni senza farsi mettere in scacco da dettagli involontari – come punire i blogger che sono solo dilettanti dell’informazione, poco più che webamatori – ha creato una miscela in questo caso efficace.

Certo, non abbiamo certezza di cosa verrà posto in approvazione e se ci sarà la fiducia.

Quindi vale la pena lasciare qui sotto le ragioni spiegate da Wikipedia che compaiono quando cercate una qualsiasi pagina interna e continuare a tenere alta l’attenzione. Magari anche sul DDL in sé, oltre gli interessi corporativi del nostro recinto web.

 

Cara lettrice, caro lettore,
in queste ore Wikipedia in lingua italiana rischia di non poter più continuare a fornire quel servizio che nel corso degli anni ti è stato utile e che adesso, come al solito, stavi cercando. La pagina che volevi leggere esiste ed è solo nascosta, ma c’è il rischio che fra poco si sia costretti a cancellarla davvero.
Negli ultimi 10 anni, Wikipedia è entrata a far parte delle abitudini di milioni di utenti della Rete in cerca di un sapere neutrale, gratuito e soprattutto libero. Una nuova e immensa enciclopedia multilingue, che può essere consultata in qualunque momento senza spendere nulla.
Oggi, purtroppo, i pilastri di questo progetto — neutralità, libertà e verificabilità dei suoi contenuti — rischiano di essere fortemente compromessi dal comma 29 del cosiddetto DDL intercettazioni.
Tale proposta di riforma legislativa, che il Parlamento italiano sta discutendo in questi giorni, prevede, tra le altre cose, anche l’obbligo per tutti i siti web di pubblicare, entro 48 ore dalla richiesta e senza alcun commento, una rettifica su qualsiasi contenuto che il richiedente giudichi lesivo della propria immagine.
Purtroppo, la valutazione della “lesività” di detti contenuti non viene rimessa a un Giudice terzo e imparziale, ma unicamente all’opinione del soggetto che si presume danneggiato.
Quindi, in base al comma 29, chiunque si sentirà offeso da un contenuto presente su un blog, su una testata giornalistica on-line e, molto probabilmente, anche qui su Wikipedia, potrà arrogarsi il diritto — indipendentemente dalla veridicità delle informazioni ritenute offensive — di chiederne non solo la rimozione, ma anche la sostituzione con una sua “rettifica”, volta a contraddire e smentire detti contenuti, anche a dispetto delle fonti presenti.
In questi anni, gli utenti di Wikipedia (ricordiamo ancora una volta che Wikipedia non ha una redazione) sono sempre stati disponibili a discutere e nel caso a correggere, ove verificato in base a fonti terze, ogni contenuto ritenuto lesivo del buon nome di chicchessia; tutto ciò senza che venissero mai meno le prerogative di neutralità e indipendenza del Progetto. Nei rarissimi casi in cui non è stato possibile trovare una soluzione, l’intera pagina è stata rimossa.
L’obbligo di pubblicare fra i nostri contenuti le smentite previste dal comma 29, senza poter addirittura entrare nel merito delle stesse e a prescindere da qualsiasi verifica, costituisce per Wikipedia una inaccettabile limitazione della propria libertà e indipendenza: tale limitazione snatura i principi alla base dell’Enciclopedia libera e ne paralizza la modalità orizzontale di accesso e contributo, ponendo di fatto fine alla sua esistenza come l’abbiamo conosciuta fino a oggi.
Sia ben chiaro: nessuno di noi vuole mettere in discussione le tutele poste a salvaguardia della reputazione, dell’onore e dell’immagine di ognuno. Si ricorda, tuttavia, che ogni cittadino italiano è già tutelato in tal senso dall’articolo 595 del codice penale, che punisce il reato di diffamazione.
Con questo comunicato, vogliamo mettere in guardia i lettori dai rischi che discendono dal lasciare all’arbitrio dei singoli la tutela della propria immagine e del proprio decoro invadendo la sfera di legittimi interessi altrui. In tali condizioni, gli utenti della Rete sarebbero indotti a smettere di occuparsi di determinati argomenti o personaggi, anche solo per “non avere problemi”.
Vogliamo poter continuare a mantenere un’enciclopedia libera e aperta a tutti. La nostra voce è anche la tua voce: Wikipedia è già neutrale, perché neutralizzarla?
Gli utenti di Wikipedia

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