Vai su Twitter col nome che vuoi

Come sappiamo Google+ ha in mente un’idea precisa della direzione di crescita della società (e del) digitale che ha a che fare con l’eliminazione dell’anonimato. Per questo ogni profilo che non contenga un nome che si suppone reale viene cancellato. Facebook, di fatto, promuove la medesima policy. Tutti trasparenti online come nella vita reale e senza soluzione di continuità fra le due forme.

Viene da chiedersi allora: ma perché non dovrebbe valere anche per altri social network, Twitter ad esempio?

Per spiegarlo Mathew Ingram riprende l’insegnamento di Clay Shirky sulla necessità di avere un sistema che consenta la permanenza dell’identità connessa alla reputazione, al di là di nomi veri o fittizi. Per essere credibili online, sviluppare relazioni, strutturate conversazioni, partecipare a comunità occorre una riconoscibilità data da un nome (vero o fittizio che sia) a cui si lega una specifica storia, una credibilità nel tempo. A partire da questa considerazione possiamo dire  allora che quello che conta su Twitter è legare le informazioni ad un profilo nel tempo, indipendentemente da chi ci sia dietro al profilo. La storia dei tuoi tweet è la tua reputazione.

E Twitter chiarisce bene la sua policy in questo senso:

In a recent open house at the company, CEO Dick Costolo talked about how the service doesn’t really care what your real name is — all it wants to do is connect you to the information that you care about. And if that information happens to come from a “real” person, then so be it; but if it comes from a pseudonym, then that’s fine too. Twitter isn’t necessarily married to the idea of users having pseudonyms, Costolo said — it’s simply “wedded to people being able to use the service as they see fit.”

Il senso starebbe quindi nella connessione tra me ed il contenuto più che tra me e chi lo produce. O se volete tra me e l’altro attraverso il contenuto. Questa interpretazione fornisce anche senso alla pratica di ricerca attraverso #hashtag, mentre gli altri social network si limitano culturalmente allo stream dei friend. Twitter si propone così non come una piattaforma relazionale tra individui ma come un aggregatore di contenuti che fanno da collante tra gli individui. Per questo il nome importa poco. Se produci cose interessanti prima o poi ti incontrerò.

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