Elogio del tempo nuovo è un’affettuosa citazione e un rimando a quell’analisi sulla vittoria di Berlusconi fatta da Alberto Abruzzese nell’ormai lontano 1994. Come allora ci troviamo di fronte ad una mutazione che la deflagrazione di un 25.5% di consensi alla Camera fa del Movimento 5 Stelle il primo partito italiano. Un partito che contiene nel nome-simbolo un indirizzo web: beppegrillo.it, un atto simbolico programmatico che rappresenta con questa forma la solidarietà piazze/Rete come unità ineludibile, che ha un punto di riferimento chiaro nella solidarietà reale/digitale come condizione ineliminabile per pensare la forma organizzativa di una politica in era tardo moderna.
Ci troviamo di fronte allo stupore politico e mediale per quei parlamentari grillini intervistati che a fronte di precise domande sulle posizioni del partito in relazione ai temi caldi che si troveranno ad affrontare rispondono: “Lo decideremo tutti insieme nel movimento: noi amiamo la democrazia diretta e quando decidiamo lo facciamo insieme”. Impensabile risposta se ci rifacciamo al principio democratico di rappresentanza. Nessun politico telefona ai suoi elettori per sentire cosa ne pensano a proposito di una posizione che lui deve assumere. È impensabile ed impraticabile allo stesso tempo. Chi invece ha interiorizzato forme e linguaggi del web trova normale e possibile che si possa sfruttare una forma molti-a-molti di comunicazione per prendere collettivamente decisioni: il modello di wikicrazia è alla portata di tastiera e una piattaforma come LiquidFeedback consente di strutturare un modello di democrazia liquida, con il suo sistema di deleghe .
Lasciamo per un attimo perdere il contenuto utopico di una politica che si pensa in questo modo, ed anche la scarsa efficacia di modelli decisionali in cui spesso le proposte progressiste o quelle eversive vengono eliminate dalla concentrazione di consenso sulla medietà. Concentriamoci sulla discontinuità di grammatiche e linguaggi che il Movimento 5 Stelle proporrà con ostinazione tecno-cognitiva: la trasparenza associata allo streaming, per dirne una. Note dissonanti, che spesso creeranno equivalenze improbabili (non è che dare tutto in streaming significhi necessariamente garantire la trasparenza) ma che proporranno una semantica diversa nel linguaggio della politica.
Potrebbero proporre.
Infatti si tratta di una semantica che saprà cambiare i significati – ad esempio dare un senso “percepibile” all’open government – solo se la deflagrazione quantitativa dell’esito elettorale saprà costruire una vera discontinuità qualitativa. Il Movimento 5 Stelle potrebbe finire per restare congelato nell’essere una conseguenza della realtà sociale e culturale da cui origina e non la scintilla di un mutamento a venire.
In fondo anche Grillo (come Berlusconi) è una conseguenza e non una causa, o meglio, come spiegano in un lungo e lucido post i Wu Ming (che mette a fuoco un post molto osteggiato scritto per l’Internazionale), è una conseguenza che retroagisce sulle cause:
Da noi, una grossa quota di “indignazione” è stata intercettata e organizzata da Grillo e Casaleggio – due ricchi sessantenni provenienti dalle industrie dell’entertainment e del marketing – in un franchise politico/aziendale con tanto di copyright e trademark, un “movimento” rigidamente controllato e mobilitato da un vertice, che raccatta e ripropone rivendicazioni e parole d’ordine dei movimenti sociali, ma le mescola ad apologie del capitalismo “sano” e a discorsi superficiali incentrati sull’onestà del singolo politico/amministratore
L’unica scintilla che potrà innescare cambiamento proviene dalla sua natura di “movimento”. E per questo la versa sfida, che come ha spiegato il sociologo Niklas Luhmann vale per ogni movimento, è di sapere dare corpo alle differenze:
i movimenti che al contrario dell’economia, della politica o della scienza non avanzano la pretesa di governare, gestire e fare scienza, rimangono fenomeni marginali. Le esigenze che vengono avanzate dall’esterno nei confronti dei sistemi, senza però volersi assumere le loro funzioni, costituiscono una presunzione. In un secondo momento questo problema si presenta come incapacità di negoziazione.
La sfida della governance e della negoziazione è quindi la versa sfida che attende l’elogio di un tempo nuovo.
Bisognerà che gli eletti del M5S scelgano in totale autonomia, e senza diktat calati dall’alto. Basterebbe tanto poco per far iniziare a perdere “fette” di potere a Grillo e finirla così di assistere ad una democrazia calata dall’alto, e andare verso un principio nuovo di rappresentanza, lontanissimo dalla concezione dei vecchi partiti…
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