Enrico Mentana ha scritto alcuni post nella sua pagina Facebook sul tema vaccini e, come possiamo immaginare, emerge non solo una polarizzazione nei commenti ma, come lui stesso scrive:
anche una pesante zavorra di insulti e strampalate teorie controfattuali
Nelle migliaia di commenti che si incontrano ciò che mi stupisce, ancora una volta, non è tanto la diversità stilistica e argomentativa, l’aggressività di taluni o la palese incompetenza di altri, ma la retorica del dileggio che connota le risposte del tenutario del post.
Lo sappiamo, Enrico Mentana blasta laggente.
L’italianizzazione del verbo “to blast” diventa di uso comune spostandosi dal mondo dei videogiochi a quello della comunicazione online. In un videogioco ti potevano attribuire una missione in cui “blastare” tutto quello che ti si parava davanti, cioè annientare ogni cosa si muovesse o ti attaccasse. L’annientamento conversazionle diventa online una forma di linguaggio che mira a delegittimare pubblicamente l’interlocutore attraverso affermazioni che attaccano più la persona che i suoi contenuti.
L’aggressività linguistica nei confronti dell’altro, la gogna pubblica cui sottoporre chi non si condivide, il dileggio per i propri commentatori sono delle costanti ricorrenti nella gestione dei commenti da parte di Mentana. C’è un salto comunicativo che una figura pubblica di giornalista come la sua opera sul social network, abbandonando i panni istituzionali e adottando la modalità del “blastare” come stile comunicativo nei confronti dell’utente comune. Se da giornalista rispetta il proprio pubblico invisibile all’interno del palinsesto in cui opera, su Facebook la visibilità dell’interlocutore e la visibilità delle sue parole è come se creassero una insanabile frattura fra dimensione professionale e natura del discorso pubblico.
Ho l’impressione che il “blast effect” che modalità come questa producono generino un trauma pubblico che non riguarda solo e tanto la singola persona – in una forma assimilabile a quella del bullismo – ma il complesso conversazionale che si produce in un ambiente connesso. Tanto più quando sfruttano un’asimmetria di potere come quella che esiste fra figura pubblica e persona comune. Non so se il tema abbia a che fare con l’etica ma sicuramente non può essere ridotto a pura estetica da liquidare con una risata.
Mavalà