A proposito di Università e lavoro, un’elaborazione su dati AlmaLaurea mostra che:
La prima sorpresa è rappresentata invece da coloro che hanno studiato scienze della comunicazione: contrariamente alla vulgata che ritiene difficili le prospettive di occupazione, i laureati sono meno di quattrocento, ma quasi tutti hanno trovato lavoro entro 36 mesi e guadagnano quanto i colleghi con una laurea in economia.
Non è una sorpresa. O meglio: lo è rispetto al senso comune, in particolare a quello della politica e del giornalismo.
Maria Stella Gelmini e Bruno Vespa sono tra i principali responsabili della vulgata denigratoria sulle “Scienze delle merendine” ma non mancano esempi anche nel centro-sinistra. E la complicità dei media che hanno rilanciato per anni senza mai parlare di dati.
Guardatevi i dati e fate uno sforzo mentale: provate a vedere quanto gli effettivi risultati occupazionali delle diverse lauree coincidono o meno con i vostri pregiudizi.
La situazione dei laureati in Italia non è in generale floridissima, non lo è in particolare per le lauree umanistiche ma Scienze della Comunicazione è in decisa ripresa come tassi di occupazione e stipendi.
Scienze della Comunicazione è entrata da poco nella piena maturità – Siena ha da recentemente festeggiato i 20 anni dalle prime lauree – ed è un tipo di Corso di Laurea che può rispondere alle esigenze di metamorfosi che la società oggi richiede. E potrà farlo se riusciamo a costruire un discorso sociale su questa Laurea che risponda alle sue effettive capacità e se sapremo ripensare questo ambito di studi proiettandolo maggiormente al futuro, magari con un forte coordinamento nazionale.