Analisi di una vittoria annunciata

Esce alla vigilia delle Elezioni Europee il libro che con Sara Bentivegna abbiamo curato per il Mulino sulla scorsa tornata elettorale: “Analisi di una vittoria annunciata. Trasformazioni dell’agenda pubblica
e campagna elettorale 2022″.

È un volume questo che nasce da un lavoro del gruppo di ricerca nazionale su «Comunicazione politica e campagne elettorali» che è attivo dal 2018 e ha seguito con attenzione le campagne elettorali italiane per esaminarne trasformazioni e peculiarità di pari passo con l’evoluzione dell’ecosistema dei media ibridi e la crescita della polarizzazione politica. Fanno parte di questo gruppo di ricerca, oltre a me, Sara Bentivegna, Valeria Donato, Fabio Giglietto, Giada Marino, Paolo Mancini, Marco Mazzoni, Rita Marchetti, Roberto Mincigrucci, Susanna Pagiotti, Rossella Rega, Anna Stanziano.

In particolare questa analisi ha portato le ricercatrici e i ricercatori a confrontarsi per diversi mesi in occasioni come seminari di studio, convegni di diverse associazioni, organizzazione di panel e proposte di paper che hanno consentito, grazie alla discussione, di correggere errori e affinare approcci. È il frutto, quindi, di un percorso comune più che una giustapposizione di saggi. Un ringraziamento particolare va però fatto a Paolo Mancini e al gruppo di Perugia per aver organizzato un incontro a Pettino che, come per la progettazione del volume collettaneo sulle elezioni del 2018, ha rappresentato un irrinunciabile momento in cui una comunità di ricerca si riconosce come tale.

Dalla introduzione:

Se la campagna delle elezioni politiche italiane del 2018 è stata definita una delle “più brutte” degli ultimi anni, quella del 2022 può ambire, a buon diritto, a essere definita come la più “noiosa”, nonostante abbia creato le condizioni per la realizzazione di due eventi di portata eccezionale come la costituzione del governo più a destra nella storia del paese e l’attribuzione dell’incarico di formare e guidare il governo a una donna. A sostenere il giudizio di campagna noiosa – peraltro condiviso anche da noi – concorrono numerosi elementi e dati raccolti nel corso della campagna o subito dopo. 

Dalla consueta analisi sul voto svolta da Itanes, per esempio, emerge che il 33% degli intervistati l’ha trovata noiosa, il 21% aggressiva e il 10% volgare. Complessivamente, un giudizio poco lusinghiero sulla campagna è stato espresso dal 64% degli intervistati [Bentivegna et al. 2023]. Nella stessa direzione vanno i dati presentati in un recente articolo pubblicato su Comunicazione Politica, dal quale emerge che una schiacciante maggioranza (pari al 73%) ha giudicato negativamente la campagna. Se, poi, consideriamo che il tasso di astensione ha raggiunto valori mai raggiunti prima (con più di un elettore su tre che non si è recato alle urne), possiamo tranquillamente sostenere che l’effetto di mobilitazione sia stato a dir poco molto contenuto. 

Dalla lettura di questi primi dati, viene naturale interrogarsi sulle ragioni alla base di un giudizio così negativo. Così come viene naturale chiedersi se si sia di fronte a una congiuntura particolare – con tratti di unicità difficilmente replicabili – o a un tassello di una linea di tendenza ben precisa. Detto altrimenti, non possiamo non chiederci se siamo di fronte all’ennesima anomalia o a un nuovo turning point di un processo che ha iniziato a evidenziarsi nei recenti anni e che vede le campagne elettorali perdere molti dei tratti di mobilitazione e interesse che le hanno contraddistinte nel passato. Nelle prossime pagine, ci poniamo tale interrogativo e proviamo a formulare una risposta a partire da dati empirici relativi al clima della campagna, ai temi, ai candidati e all’uso delle nuove piattaforme di social media. 

È bene chiarire sin da ora che, a nostro avviso, pur in presenza di numerosi elementi che contribuiscono a evidenziare la specificità della campagna del 2022 (campagna balneare; arco temporale ben delimitato; largo vantaggio di una coalizione sull’altra tale da togliere qualsiasi suspense sull’esito del voto; protrarsi della crisi economica ed energetica) è possibile rintracciare altri elementi (contrazione del coverage mediale; appiattimento sul nucleo tematico della crisi economica; riproposizione di strategie comunicative già sperimentate nel passato; disinteresse degli elettori) che vanno nella direzione di segnalare una fase di disruption di un momento centrale della comunicazione politica quale quello delle campagne elettorali. In breve, riteniamo che sia necessario prestare attenzione ai numerosi segnali che indicano un diffuso disinvestimento nella campagna da parte di tutti gli attori coinvolti: media, soggetti politici e cittadini. 

Sul fronte mediale, un indicatore è costituito dalla contrazione (rispetto al 2018) del volume di attenzione dedicato alla campagna sui diversi media outlet, come se la campagna non fosse stata considerata degna di interesse e/o notiziabile dagli stessi media chiamati a raccontarla. Gli attori politici, dal canto loro, si sono limitati a mettere in scena il consueto copione, ricorrendo ai social media più per attivare il coverage mediale (si pensi, per esempio, allo “sbarco” di Berlusconi su TikTok) che per sperimentare nuove espressioni comunicative. I cittadini, infine, hanno dichiarato a chiare lettere la loro mancanza di interesse per un “rito” avvertito come poco coinvolgente. Insomma, non vi è dubbio che molte delle acquisizioni del passato sembrano messe in discussione così come è avvenuto per molti altri momenti e/o processi della comunicazione politica. Nel volume che presentiamo abbiamo ricostruito la campagna del 2022 – in un confronto con quella del 2018 che abbiamo analizzato in altro lavoro [Bentivegna e Boccia Artieri 2019] – tenendo conto degli elementi di specificità della consultazione accanto a quelli che, a nostro avviso, possono essere considerati i segnali di trasformazione sui quali è necessario riflettere per comprendere la fase attuale della comunicazione politica. L’obiettivo di questo lavoro prosegue quindi nella ricostruzione degli elementi di trasformazione nell’agenda pubblica che è sempre più plasmata da un’evidente interazione tra le forme comunicative elaborate e veicolate dai media tradizionali e quelle generate e diffuse dai media digitali e “dal basso”. Un’agenda condizionata dalla convergenza dei pubblici verso contesti più specializzati e dalla polarizzazione che tali pubblici sperimentano, soprattutto nell’ambito online, ma con effetti risonanti anche offline [Bentivegna e Boccia Artieri 2020]. Il contesto in cui si muove oggi una campagna politica è caratterizzato da un contesto contemporaneo dei media che ha assunto la configurazione di un sistema ibrido [Chadwick 2013], nel quale media mainstream, blog e social media mescolano le proprie dinamiche, favorendo una trasformazione delle opportunità politiche che coinvolge un numero sempre più ampio e diversificato di attori. In questo scenario, il panorama della comunicazione politica si caratterizza per una crescente sinergia tra i media tradizionali e online, oltre che per una profonda interazione tra diverse tecnologie, generi, norme, comportamenti e organizzazioni ad essi collegati. Le dinamiche all’interno di questo sistema ibrido dei media presentano intricati rapporti tra i molteplici attori sociali, che si basano su complesse forme di adattamento e interdipendenza. L’interazione tra politici, giornalisti, influencer online, scrittori professionisti, blogger dilettanti, ecc. si configura come un intreccio di elementi istituzionali e dinamiche grassroots, seguendo una logica convergente [Jenkins nel 2007]. Si tratta di una  convergenza che non solo riflette una profonda evoluzione nei modi di comunicare, ma amplia il raggio d’azione degli attori coinvolti, contribuendo a ridefinire le regole del gioco nella sfera della comunicazione politica contemporanea. Questo lavoro, nello specifico, si interroga circa le modalità che una campagna elettorale con le sue strategie di comunicazione politica introduce nelle dinamiche di costruzione dell’agenda e se e come possa fungere da cartina di tornasole circa le modalità di relazione fra politica e cittadinanza in un frame che è finalizzato al risultato elettorale.

Lascia un commento