Hipertinence: una intervista a Derrick de Kerckove (2)

 

Ecco la seconda parte dell’estretto dall’intervista a Derrick de Kerckhove. 

Giovanni Boccia Artieri: Eppure il web 2.0 rappresenta già una mutazione significativa del panorama. Capisco però che lo scenario che hai disegnato adesso rappresenti il punto di tensione, il passaggio al futuro che ha l’utilità di consentire al piano dell’analisi di ancorare la riflessione a ciò che verrà.
E d’altra parte il transito attuale al web 2.0 mi sembra essenziale perché contiene già quei principi su cui si può fondare, ad esempio, un progetto come Internet zero. Infatti possiamo vedere il web 2.0 in una duplice prospettiva. Quella dell’accentuazione delle relazioni sociali e quella della pervasività e potenza delle connessione. Sul secondo versante è evidente come ci stiamo trovando di fronte ad una crescita di connettività domestica e sui luoghi di lavoro – dovuta ad esempio in Italia alla diffusione dell’alta velocità – e alla continua espansione di progetti wi-fi che cominciano a coprire le città consentendo una connessione sempre più integrata a tutti gli spazi quotidiani di vita; a questo va aggiunta la diffusione di device (palmari, portatili, cellulari) che garantiscono flessibilità nel connettersi e gestire l’informazione rispetto alle proprie necessità. Questo comporta una percezione sociale aumentata dell’essere connessi sempre ed ovunque e fa rientrare le possibilità informative e di intrattenimento garantite da tale connessione nelle pratiche quotidiane routinarie e viverle come integrazione al quotidiano piuttosto che come eccezionalità problematica. Sul primo versante è evidente come oggi ci troviamo di fronte sul web ad una moltiplicazione delle occasioni relazionali capaci di costruire rapporti sociali tra individui e individui e tra individui ed organizzazioni e istituzioni pubbliche: dai personal blog ai corporate blog, dai sistemi di social networking come LinkedIn alla moltiplicazione di spazi personali connessi in social network come Myspace e facebook, ecc. All’interno di questa realtà l’informazione viene ridefinita e selezionata rispetto a meccanismi fiduciari e di reputazione, tramite processi di specificazione dell’informazione che passano dalle scelte degli utenti, prima parlavamo del tagging.

Derrick de Kerckhove: È vero. La mutazione è di fronte a noi. Per spiegarla io uso il concetto di i-pertinenza (hipertinence). L’i-pertinenza è una parola che deriva da ipertesto e ha a che fare con l’ipertestualità delle nostre vite, con l’iperconnetività e con l’iperspazio di dati che abbiamo bisogno di conoscere. L’hipertinence porta con sè sia il testo che il contesto, è la capacità della tecnologia del web di riassociarli. Pensiamo ai blog. Oggi con il blog c’è la possibilità di contestualizzare la ricerca in modo molto preciso, si rende possibile un sistema di pensiero che anticipa la risposta alla domanda, perché il blog dà lui stesso la parola chiave e il contesto, dà la scelta ottimale perché appaia questa parola chiave all’interno di un sistema di decisione. Testo e contesto assieme.
Ed è una cosa importante perché la storia del nostro rapporto con il linguaggio è la storia del distaccamento del testo dal contesto. Con la cultura orale è il contesto che domina. Con la cultura scritta domina il testo. È però un testo che viene senza il contesto di vita, che è l’origine dell’esperienza propria…

Giovanni Boccia Artieri: La scrittura, nella sua evoluzione via via verso il modello di massima generalizzazione prodotto con la stampa, introduce un distaccamento tra corpo e comunicazione che produce il testo come realtà autonoma che deve contenere in sé il contesto della comprensione, separando chi conosce da ciò che viene conosciuto. Con le nuove forme di testualità, citavi prima il blog, troviamo un nuovo rapporto tra testo e contesto, una forma di riaccoppiamento tra vissuti e comunicazione, di risincronizzazione tra esperienza individuale e informazione, anche se con le possibilità di diffusione proprie dei media di massa.

Derrick de Kerckhove: Torniamo a una cultura dell’esperienza, torniamo a una cultura del contesto, però senza perdere il valore del testo: cioè la flessibilità, la fluidità, la “tirabilità” del testo fuori dal contesto. Questo significa essere nell’i-pertinenza, la pertinenza hiper. Perché siamo capaci con motori di ricerca sempre più veloci ed intelligenti e complessi, con modi di personalizzare la ricerca sempre più precisi, utilizzando le forme di selezione che dipendono dalle esperienze dei singoli, come con il social tagging, di avere risorse cognitive straordinarie che si trovano fuori dalla nostra testa.

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