La blogosfera per Aldo Grasso: sulla riva dei civilizzatori

 

Potere dei social media. Se non avessi letto su twitter la segnalazione di Luca De Biase di questo post di Roberto Moroni mi sarei perso una “perla” di articolo su Il Foglio in cui Aldo Grasso esterna sui blog intervistato da Maurizio Crippa.

Ora, Aldo Grasso è un esperto di mass media (in particolare dei linguaggi radiotelevisivi), è un critico attento, raffinato provocatore, spesso pungente. Ma Aldo Grasso è un civilizzatore, non un indigeno. Per tale motivo la sua tesi è profondamente moderna. L’asse portante del suo discorso si fonda su tre pilastri:

1. I blog hanno prodotto un eccesso di informazioni che ha prodotto comportamenti bulimici. Le metafore utilizzate per argomentare sono di stampo biblico: “oggi viviamo nel momento sucecssivo all’alluvione; come sul punto di annegare nelle parole”; è la Torre di Babele:

Che cos’è, se non una grande invenzione tecnologica? Ma poi crolla, perché non si riesce a parlarsi per un eccesso di parole non comprensibili. E sono incomprensibili perchè ono autoreferenziali, il più delle
volte non sono che diari impudìchi, o pretesti per altro

Ma i blog non sono mass media. Contengono forme e linguaggi diversi. Alcuni sono autoreferenziali diari personali (ma pubblici); altri costruzione di dialoghi intrrecciati; altri ancora funzionano con logiche mainstream… il discorso è difficilmente generalizzabile. Gli indigeni si orientano, conoscono il territorio, lo sanno attraversare. I civilizzati vedono i sassi tutti uguali, i punti di riferimento sono persi.

2. Coi blog la comunicazione perde di verticalità e si fa orizzontale. Per Grasso la cosa non è necessariamente un male se non introducesse la predilezione per un pensiero schematico.

Per millenni, la comunicazione è stata verticale: una fonte da cui discendono i fiumi del sapere. L’archetipo è la Bibbia (l’avevo detto io!). La Rete fa saltare le gerarchie, il grande scrittore, il grande giornale, vale come il ragazzino che dice la sua, che fa un copia-incolla da un sito all’altro”.

La logica della rete è eterarchica. I centri si moltiplicano. Esistono sistemi di referenze. Luoghi di selezioni. Logiche di reputazione. L’informazioni si fa contestuale, ricercabile, diffusa e riproducibile. Il pensiero segue percorsi rizomatici (omologia tra attività cognitiva e forma del web), complessi. Accanto a slogan e semplificazioni troviamo ragionamenti costruiti con architetture anche complesse. Dice Aldo Grasso che “spiegare Marx nel web sarebbe complicato”. Vero. Ma ci sono un bel po’ di siti che possono aiutare.

3.  I blog esaltano la funzione fatica, la comunicazione dell’esserci più che i contenuti.

Anche a proposito di questo è difficile generalizzare. E’ evidente che la comunicazione mediata (il blog sono anche questo) promuovono un valore pragmatico, esaltano lo sfondo relazionale. La capacità (possibilità?) di ascolto la si vede nelle miriadi di feed che aggreghiamo, di commenti che lasciamo, di piccole attenzioni con le quali segnaliamo gradimento e conoscenza. Nella blogosfera l’informazione si ricompatta alla relazione rispondendo ad un nuovo bisogno sociale -forse- post audiovisivo.

Insomma: la realtà dei blog letta con la lente dei media mainstream e sulla riva dei civilizzatori ci offre una visione che non riesce a leggere la mutazione. La grande attenzione che i media di massa riservano a questi territori oggi è indicativa del fatto che le forme emergenti sono diventate visibili anche al di fuori della rete. Ma siamo in alcuni casi ancora troppo profondamente moderni per tentarne una lettura.

Su una cosa però concordo con Grasso: “i mezzi di comunicazione sono diventati ‘ambienti’ in cui si è immersi”: è la prospettiva dei MediaMondo 🙂

2 pensieri riguardo “La blogosfera per Aldo Grasso: sulla riva dei civilizzatori

  1. il motivo per il quale l’analisi di grasso risulta inattuale è in cima a quanto dici. è moderna. Come tale non vede (e non sa di non vedere…) come nella rete esistano percorsi di attraversamento, piste da seguire, guide che ci indicano la qualità dei contenuti. Per gente abituata a credere nell’auditel non dev’essere facile. Ed allora tutto quello che vedono è uno schiacciamento ferso il basso.. una babele. Ma non è vero che tutto vale uguale. Non è vero che il grande uotidiano vale quanto il blog del ragazzino. Talvolta vale anche di meno. Il punto è capre il perchè.

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