Ieri sera ho partecipato con Liu ed Asian ad un evento di arte contemporanea di Eva e Franco Mattes aka 01.org che si svolgeva contemporaneamente inworld e a Parigi, in real life, al MAC Creteil.
La dinamica performativa porta lo spettatore a diventare una componente strutturale nella costruzione del prodotto culturale. Che significa, in fondo, sottolineare che l’arte esiste solo nell’essere partecipata, fruita e condivisa e non semplicemnte contemplata attraverso la distanza dello sguardo e una relazione indiretta fra chi produce e chi consuma.
La prima.
Le synthetic performances in SecondLife degli 01.org, come ho già scritto (ne hanno parlato anche Laura e Fabio), ripropongono dei momenti “classici” della storia della performance. Sono vere e proprie forme di riattivazione; rimodulazioni della sensibilità artistica nello spazio del digitale in cui il gesto artistico diviene gesture, script alfanumerico che l’avatar indossa.
Lo stesso pubblico inworld per interagire deve “installare” un comportamento: se vuoi passare fra i corpi/avatar nudi di Franco ed Eva Mattes devi cliccare su una pallina (azzurra per il lui-avatar e rosa per il lei-avatar) e il tuo avatar sarà “posseduto” dallo script, etorodiretto nei movimenti. Il gesto performativo del pubblico-avatar diventa il prodotto dell’artista, pura costruzione, vincolo, momento illiberale.
La libertà resta nei commenti che scorrono in chat durante la performance o nei possibili gesti performativi autonomi dentro la performance. Come l’immagine scattata durante la serata ci racconta.
La seconda.
Lo spettatore era qui triplo. Il primo in RL assiste alle performance dentro SecondLife. Il secondo è l’avatar/partecipante alle perfomance. Il terzo è il corpo dello spetattore dietro l’avatar che guarda se stesso e gli altri dallo schermo del suo computer.
Il secondo spettatore, quello partecipante inworld, è necessario affinchè “l’evento di arte contemporanea”, così come viene pubblicizzato ci sia. Quello in RL. Sì perchè lui è parte in-consapevole dello spettacolo per il pubblico in RL. “Vieni a vedere l’avatar!”, sembra sentire gridare. “Vieni a vedere l’avatar animale, quello alieno, quello che è un oggetto!”.
La partecipazione dello spettatore/avatar è funzionale alla distanza dello sguardo dello spettatore in RL. E’ linguaggio che si piega al’intrattenimento artistico. E anche le sue imprevedibilità (come l’avatar con cartello) diventano funzionali alla macchina scenica.
Ecco, credo che questo sottolinei la rilevanza dell’operazione degli 01.org: lo svelamento di una dinamica della spettatorialità complessa e mutante nella relazione fra in e outworld, fra scena reale e digitale; la sottolineatura di una economia politica dell’avatar tra libertà ed oppressione, fra sfrutamento comportamentale e scelte dell’abitare che sono tanto più potenti quanto più ti sai scrivere nel mondo – appropriandoti della capacità di progettare i tuoi comportamenti, ad esempio.
Se avessi letto questo post ieri pomeriggio, probabilmente ieri sera ne avrei tratto qualche insegnamento.
Invece da niubba di queste cose, dopo avere sudato sette camicie per passare in mezzo ai due signori nella fessura del muro, e avere visto un inizio della performance successiva, ho abbandonato “per noia” o forse per “ignoranza”.
E come me tanti …
(potrei dire: comunicazione non pervenuta? 🙂 )
mah elena, io che eravamo addirittura in 3 (quello che guarda, quello che fa, e quello che guarda quello che fa) mica me ne ero accorta… gia’ in 2 mi sembrava abbastanza :)… e cmq come te io ho “fatto” assai poco quindi il terzo spettatore a dire il vero c’e’ rimasto un po’ male…
(e il quarto? quello che guarda quello che guarda quello che fa??? le regressioni all’infinito mi hanno sempre fatto solletico al cervello lol)
@Elena e @Ginevra: in realtà vi ho visto abbastanza attive nel cercare di farvi coinvolgere ma il numero spropositato di avatar ha probabilmente reso vani i tentativi di “indossare” gestures 😉
[…] e pure Junikiro! Eliver, Ginevra. Avrò dimenticato quacuno dei nostri? Spero di no. Il post di Giovanni dice quel che serve e rimando alle riflessioni già fatte […]