DuepuntoZoro

Esistono modi che gli individui utilizzano per entrare nelle conversazioni sulla politica che partono dalla possibilità di generare contenuti, dal basso.

Contenuti capaci, ad esempio, di sfruttare i linguaggi audiovisivi e attraverso “corti militanti”, graffianti e che riescono a miscelare vissuto autobiografico e storia del (bel) paese.

Corti che dialogano in modo direttamente indiretto con i politici , si confrontano con le forme della comunicazione politica di massa. E che sanno raccontare i perchè meglio di corsivi al vetriolo di certi gionalisti.

Con la consapevolezza che, dal basso, si possa produrre “senso”, un senso che si raccorda ai vissuti in modo meno astratto: di una politica che sa prendere corpo.

Peccato che i politici non siano entrati in queste conversazioni che gli avrebbero consentito di capire meglio quello che accade al di fuori di forum prezzolati inutilmente imposti dall’alto. Peccato utilizzino come osservatorio i media di massa, sempre meno capaci di essere rappresentativi delle mutazioni dell’opinione pubblica, sempre meno capaci di essere irritativi per la politica.

Magari ne parleremo. Sarebbe utile pensare ad una politica più 2.zoro

5 pensieri riguardo “DuepuntoZoro

  1. Però questa volta un pochino non sono d’accordo. Sul fatto che i media tradizionali non dovrebbero più essere il luogo e strumento di osservatorio perchè non irritativi, e per i moltri altri motivi di cui parli, sono d’accordo. Che non siano rappresentativi (in termini perlomeno numerici) dello spostamento dell’opinione pubblica, invece, purtroppo non lo penso.
    Così, solo per dire 🙂

  2. Mi sembra si possano collegarequesti ragionamenti al post su Conversazioni dal Basso che linka l’interessante analisi di Davide Bennato.

  3. @Valentina: 1. l’idea è quella che esita una sfera pubblica che i media di massa rappresentano costruendo la forma dell’opinione pubblica e anche qualcosa che emerge oggi dalla rete. Le due agende (dei media e della rete) hanno nuovi e interessanti rapporti. Come si svilupperanno?
    2. Se pensiamo all’esito del voto NESSUNO tra i quotidiani (lasciamo eprdere i TG) ha previsto, “usmato”, capito, ecc. quello che sarebbe accadatuo. Come mai?
    Alcune analisi della rete invece mi sembra mostrassero segnali in tal senso.

    Solo per dire: ci troviamo di fronte ad un nuovo modi di pensare e fare l’informazione che richiede capacità di osservare attraverso una metodologia integrata capace di far dialogare la parte abitata della rete e quella languidamente ed indifferentemente affollata dei mass media.

    @Laura: pienamente daccordo. Bellissima l’analisi di Davide!

  4. Beh, sono belle domande le tue, e anche interessanti. Mi trovi d’accordo sulle premesse, poco pronta alle risposte.

    Sul secondo punto, beh, secondo me non è che i media non abbiano previsto l’esito; è che nei media non si parlava molto di previsioni (a parte quelle che seguivano ai sondaggi pre-elettorali, di cui sai cosa penso, che comunque non erano così lontani dalla realtà, anzi). Si faceva la solita campagna elettorale, ma non mi pare che si sia discusso molto di altro.
    Ma tutto quello che dici non mi fa cambiare idea circa (anzi, mi spiega forse) il fatto che i media tradizionali siano oggi ancora rappresentativi (in termini statistici dico) dell’opinione pubblica. Più della rete (se no la sinistra/centro sinistra avrebbe preso molti più voti). Che poi il fenomeno sia in evoluzione, che la costruzione dell’opinione pubblica sia un’altra cosa, che il processo sia complesso, e anche, forse, ad oggi un gran peccato, è assolutamente vero, ma sono cose diverse da quella, ahimè molto più semplice e banale, che volevo dire io.
    Poi comunque mi piace non essere d’accordo con te qualche volta 🙂

    Poi, un saluto pubblico per conversazioni dal basso. Non ti nego un po’ di invidia 🙂

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