luce Laval: le sensibilità dello script

Ieri sera vernissage alla GRoom di Roberta Greenfield presso la sim di Post Utopia per una nuova opera in solitaria: COME IN di luce Laval, artista giovanissima (tempo di SecondLife, il che racconta molto dell’evoluzione di questo mondo post “myspace per adulti”).

Si tratta di un lavoro doppiamente sensibile: perché capace di tocare corde emotive e perché reattivo alla presenza dell’avatar.
COME IN è un invito ad entrare tra “braccia” che si schiudono: aprirsi, “sbocciare”, accoglierti; lasciare cadere il proprio sguardo attraverso i giochi di luce e i riflessi sulla superficie delle forme: vera scripting art.

Lavoro “consapevole”, questo, capace di comunicarti una finta semplicità di superficie mentre “al di sotto” risiede l’alta complessità di programmazione/progettazione. Solo così i “tentacoli” possono aprirsi e chiudersi in modo fluido e naturale al passaggio degli avatar, come un anemone di mare che fluttua nell’acqua – o lo sciabordio di un flusso di dati nello spazio digitale.

Una considerazione a latere poi sulla dimensione di contesto.

Mi affascina l’idea proposta da Roberta Greenfield di uno spazio con una sola opera. Perché l’attività di osservazione è concentrata e distratta. Il primo rapporto che si ha è di “sacralità” del lavoro: l’opera viene presentata e discussa con l’artista di turno e… vissuta: siamo in SL e i lavori spesso sono oggetti/ambienti che richiedono all’avatar di agirli.

Ma poi c’è il livello di desacralizzazione, proprio perché l’opera è unica e si è presa confidenza con lei e con il gruppo (che di solito rimane a chiacchierare attorno). Allora subentra l’intrattenimento, l’uso del lavoro dell’artista come occasione relazionale.

Insomma l’arte (in SL) che lavora sul tuo rimosso ma che mette anche in circolo la relazione attorno al suo sé oggettuale.

5 pensieri riguardo “luce Laval: le sensibilità dello script

  1. L’obiettivo della Room è proprio questo: evitare i luoghi enormi e pieni di opere d’arte che diventano oggetti da guardare distrattamente, e dunque privati della loro anima. Un po’ come essere al Louvre RL in una sala con 10 enormi dipinti di Delacroix e guardarli con la coda dell’occhio mentre si discute della cena al bistrot.
    Qui si innesca il tema dello spazio in SL: ne esiste tanto, troppo, spesso vuoto, non sai mai come riempirlo. Nella Room invece voglio valorizzare al massimo una singola opera, per capirla a fondo e spiegare anche le dinamiche dello sviluppo creativo. Pare che l’obiettivo sia raggiunto 🙂
    Grazie ancora x la tua analisi.

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