Mettere un preservativo in RAI: Fiorello e la normalità dell’eversione

Dire profilattico in su RAI1. Dire profilattico in prima serata. Dire profilattico durante un programma di intrattenimento particolarmente adatta al pubblico generalista come #ilpiùgrandespettacolodopoilweekend. Basta veramente poco per fare di una cosa normale un gesto eversivo.

Perché, chiariamolo, non è più una gag ma diventa un gesto “politico”.

Fiorello durante l’ultima puntata di un programma che ha sfonda a colpi di share il palinsesto televisivo (ieri: 13,401,000 di spettatori per un 50.23% di share) ha piazzato un pezzo che, partendo dal supposto bando della parola “profilattico” in RAI durante la giornata dell’AIDS, ha promosso l’uso del preservativo fra i giovani a fini di prevenzione inventando uno slogan sulle corde del linguaggio usato per le gag sul mondo giovanile: “salva la vita pischelli”. Messaggio rinforzato da un duetto musicale con Jovanotti e dalla ri-citazione che ne ha fatto Roberto Benigni.

Lo dice anche Libero:

dopo questo pezzo, ammettiamolo la Rai era davvero piccola, ma piccola così. Come lo sanno essere solo i bacchettoni. E non sarà  stato un momento  di grande televisione, ma almeno si è vista un po’ di tensione sociale, un po’ di civica partecipazione. Fiorello in mezzo ai preservativi ci ha  regalato un pezzo di servizio pubblico. Non di immorale bacchettonismo, come hanno saputo fare direttori e dirigenti Rai.

Ecco, io non vorrei più dovermi sorprendere dell’uso di parole come queste durante una diretta televisiva come se fossero rivoluzionarie, non vorrei che fare informazione fosse visto come un simbolo di eversione, non vorrei che fare servizio pubblico finisse per diventare uno sgambetto di autori intelligenti al pubblico generalista.

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