L’attenzione che negli ultimi tempi viene data alla cresciuta della twittersfera italiana saturerà i diversi media oltre che parte del dibattito in Rete. L’articolo di Riccardo Luna per Rapubblica “Italiani pazzi per Twitter e parte la sfida a Facebook” ha sdoganato per il mainstream italiano – leggi: il mondo del giornalismo – definitivamente il tema rendendolo un momentaneo hype: questo spiega perché nella stessa giornata abbia parlato di Twitter il TG1 serale. Resto della mia idea che il fenomeno sia strettamente correlato alla discesa su Twitter dei personaggi noti, come ho scritto.
Ma questo rappresenta parte delle osservazioni che dovremmo fare sul lato qualitativo. Altre dovrebbero riguardare i fenomeni “invisibili”, o meno eclatanti, come l’arrivo degli adolescenti – e la presenza delle star è rilevante quanto la possibilità di commentare prodotti televisivi che si seguono ma la differenza la fa la presenza delle loro cerchie di scuola/amici – e le pratiche conversazionali che strutturano all’interno di un ambiente poco adatto a questa forma.
Un altro punto di vista da monitorare è come i profili già presenti su Twitter si siano trasformati nel passaggio d’epoca. Per questo vi sottopongo questi due punti di vista di chi ha riflettuto recentemente sul suo modo di stare su Twitter:
@tigella in questo post:
Mi capita spesso di fermarmi a ripensare a come il mio uso di twitter sia cambiato nel corso dell’ultimo anno. La rivoluzione tunisina, per motivi personali e non, ha segnato per me un momento significativo, uno spartiacque, il punto oltre il quale twitter non è stato più solo strumento per condividere pensieri e letture interessanti ma soprattutto per cercare e diffondere notizie, solitamente in tempo reale, di cose che succedevano e succedono nel mondo.
@RudyBandiera su quest’altro:
io non capisco bene cosa stia accadendo negli ultimi tempi ma credo che sia dimostrato che ilteorema di Rudy Bandiera funziona: “ogni 5 cose che si scrivono 3 devono essere divertenti“. Usando questa semplice teoria sono diventato “popolare” su Twitter, sono stato consigliato da Wired tra i 50 “influencer” italiani di Twitter appunto, e sono stato intervistato da diversi siti […] io ho sempre detto di essere un cazzaro quindi o anche gli altri “influencer” sono dei cazzari, o fare il cazzaro paga, o NON sono un cazzaro. Io propendo per la seconda ipotesi.
Update.
Una utile analisi per capire come Twitter è entrato nella dieta televisiva la trovate sul blog As audience (Gli stili della social tv: un contributo in tre puntate (più una). Il caso Twitter). Altra lettura fortemente consigliata è il post di Diletta, Ma in fondo che tweetimporta?, che, a dispetto del titolo, non rientra nel genere “cazzaro”, e puntualizza le logiche sottese al rapporto con il mondo dell’informazione.
Intanto Luca commenta metriche e limiti dell’analisi in contrappunto al post di Francesca che allarga gli orizzonti all’analisi scientifica del social network. Perché vale sempre la pena unire la riflessione culturale a quella strutturale: dispositivi e pratiche si connettono fortemente.
E poi c’è Stefano che scrive un post sul perché Twitter è un social network in risposta all’analisi di Massimo sul fatto che si sta trasformando in un ambiente di puro spargimento di notizie. Capisco quanto sottolinea Massimo ma conconrdo con Stefano che dal punto di vista scientifico e strutturale Twitter è un Social Network: risponde ai 3 requisti definitori introdotti da boyd & Ellison 2007. Resta il fatto che ogni social network possiede caratteristiche diverse, affordance che rappresentano condizioni di possibilità (Facebook è differente da Twitter, ad esempio). Su Twitter la differenza di potenziale dei nodi – in termini di followers ma anche di capacità di penetrazione: non conta solo quanti seguaci hai ma chi ti re-twitta – si relaziona alla forma di comunicazione della timeline e della ricercabilità per #hashtag.
[…] spunti interessanti, ribadisce la differenza tra social network e social network site; e quello di Giovanni Boccia Artieri, che tiene magistralmente insieme il dialogo con il mondo twitter e i riferimenti scientifici […]
[…] Sul perché di questa nuova ondata di utenti e sulla trasformazione che questo comporterà sull’uso del social network sono state scritte molte parole, tesi e ipotesi. […]