Ne abbiamo discusso molto in questi mesi circa l’eccesso dei toni della politica online, di come si sia creato un clima di tensione nel Paese, di come si siano usati i social media per costruire una propaganda continua, ai limiti della manipolazione, come se questa condizione di rabbia sia lo stato di normalità.
In parte è la trasformazione della comunicazione politica, sempre più leaderistica e disintermediata; in parte dipende dai meccanismi di visibilità degli algoritmi, tesi a valorizzare le polarizzazioni e dalle retoriche che nei social media troviamo attorno alla politica; in parte è il marketing della politica online che si orienta alla propaganda continua e alla emozionalità dei contenuti. E i parte sia noi, cittadini e politici, che abbiamo abbassato la soglia della nostra tollerenza circa le modalità di trattare ciò che di politico abbiamo da dire e ci accontentiamo di una retorica per slogan che ci trascina da un mood emotivo all’altro, spesso nel vuoto dei programmi.
Per questo abbiamo deciso di lanciare un appello ai parlamentari e al nuovo Governo che si è appena insediato.
Sì, lo so come la pensano alcuni, gli appelli lasciano il tempo che trovano e le petizioni online sono slacktivism… eppure l’immediata risposta dei firmatari – tutte persone che queste cose non solo le vivono ma le studiano quotidianamente – ha per me il sapore di una realtà che vogliamo trasformare, di uno stato che non può essere dato per consolidato e che richiede di trovare continuamente modi per sensibilizzarci ad una vita connessa, in modo etico e responsabile.
I primi firmatari sono Presidenti di società scientifiche, Direttori di Centri di Ricerca Universitari, associazioni sensibili al tema e Docenti Universitari.
Questo è l’appello:
Egregio Presidente della Repubblica, Egregi membri del governo,
al momento della nascita di questo nuovo esecutivo, vorremmo farci interpreti di una esigenza che è emersa sempre più forte nella società civile e che ha a che fare con l’uso delle tecnologie della comunicazione, in particolare dei social media, da parte dei membri del governo, del parlamento e di tutta la classe politica.
Nella nostra attività quotidiana di genitori, insegnanti, educatori di vario genere, ci sforziamo di ragionare, fare ricerca, costruire insieme ai giovani delle buone pratiche nell’uso delle tecnologie digitali, in particolare dei social media. Negli ultimi tempi abbiamo assistito, anche da parte di esponenti del governo, a dichiarazioni online affrettate, diffusione di notizie non verificate e soprattutto all’uso di un discorso d’odio che certamente non fa bene al nostro Paese. Tali pratiche sono state talvolta in palese contraddizione con i più basilari principi di rispetto della persona, ma anche del confronto e dialogo tra posizioni diverse, che gli educatori cercano di veicolare nelle scuole, in famiglia e nelle altre realtà formative.
La nostra Costituzione – sui cui i ministri giurano – all’art. 54 recita “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.” E’ chiaro che tali disciplina ed onore, nella società attuale, comportano anche un rapporto con la comunicazione digitale che sia di esempio per i cittadini.
Chiediamo, innanzitutto, che il giuramento prestato dai componenti del governo sia d’ora in poi consapevole anche della valenza che ha oggi questo richiamo costituzionale.
Crediamo poi che un impegno formale di uso responsabile dei media, in primis da parte dei membri del governo, sarebbe un piccolo passo avanti nella costruzione di una sfera pubblica più civile, sana e produttiva. In particolare, la sottoscrizione pubblica di un impegno (per esempio quello già ben articolato nel Manifesto della Comunicazione non Ostile https://paroleostili.it/cambiostile) rappresenterebbe uno sprone per tutta la classe politica, dai consiglieri di quartiere ai parlamentari di ogni schieramento.
Ci auguriamo che questo vostro impegno possa aiutare tutta la società civile, e in particolare gli educatori, ad acquisire più forza per il proprio lavoro quotidiano.
Sicuri di una Vostra attenzione a questo importante tema, porgiamo cordiali saluti
Gianna Cappello, Presidente MED (Associazione Italiana per l’Educazione ai Media e alla Comunicazione)
Pier Giuseppe Rossi, Presidente SIREM (Società Italiana di Ricerca sull’Educazione Mediale)
Marco Gui, Direttore “Benessere Digitale” (Centro di Ricerca sulla qualità della vita nella società in Rete), Università di Milano-Bicocca
Rosy Russo, Presidente Associazione Parole O_Stili
Piermarco Aroldi, Direttore OSSCOM (Centro di Ricerca sui Media e la Comunicazione), Università Cattolica di Milano
Pier Cesare Rivoltella, Direttore CREMIT (Centro di Ricerca per l’Educazione ai Media, all’Informazione e alla Tecnologia), Università Cattolica di Milano
Giovanni Boccia Artieri, Direttore LaRiCA (Laboratorio di Ricerca sulla Comunicazione Avanzata), Università di Urbino Carlo Bo
Paolo Ferri, Direttore del Laboratorio Informatico di Sperimentazione Pedagogica e Psicologica, Università di Milano-Bicocca e Vice presidente SIEL (Società italiana di Elearning)
Alberto Pellai, Dipartimento di Scienze Biomediche, Università degli Studi di Milano
Guido Gili, Presidente SISCC (Società Scientifica Italiana di Sociologia, Cultura, Comunicazione)
Ernesto Caffo, Presidente “Telefono Azzurro”
Marco Fasoli, fondatore progetto “Digitale Responsabile”
Andrea Garavaglia, Università Statale di Milano
Giovanni Ziccardi, Informatica Giuridica, Università Statale di Milano
È possibile firmarlo cu Change.org. E un approfondimento è stato lanciato dal Corriere della Sera.