Dimenticare i blog

E’ giunta l’ora di dichiarare esaurita la spinta propulsiva e l’esperienza dei blog?

Blog, parola da abbandonare, perché ormai troppo generica e già logorata dal suo stesso lusinghiero successo Ma anche per il formato stretto e impoverente, dove i testi a-gerarchici, cioè tutti uguali nel loro apparire, sono forse all’insegna della democrazia (scelga il lettore e non l’editore cosa è importante), ma anche il massimo del piattume indifferenziato. Quanto agli autori poi, alcuni blogger sono spesso autoreferenziali e narcisi (non tutti, per carità), e la blogosfera che ne risulta è dunque una parte soltanto, e minore, della più vasta sfera pubblica che vive nell’internet globale

Ne parla Franco Carlini qui, ma anche sul manifesto, giusto per dire che si tratta di una riflessione interna ed esterna alla blogosfera – semmai la distinzione avesse un senso -, si tratta di una riflessione medialmente rilevante poichè coinvolge chi pratica i blog e chi ne ha sentito solo parlare: dai media. Riflessioni più dettagliate sui difetti dei blog e sulla preferenza per forme come i wiki qui.

I blog rappresentano i mezzi di comunicazione di massa per le masse, il segno della necessità di ripensare la dinamica produzione/consumo dell’individuo, la necessità di vincolare forme e linguaggi di massa ad esperienze “al singolare” e a relazioni sociali, ecc. Sono una delle forme mature della rete, quella capace di rispondere al bisogno di socialità di massa delle istanze individuali e di consentire alla GenerationMe di farsi (anche) collettivo. Sono un modo di entrare nelle conversazioni, giocandosi fino in fondo o sottraendosi, sovraesponendosi per il piacere di farlo o confrontandosi -leggersi a questo proposito il commento di Giuseppe Granieri.

Sicuramento Franco Carlini apre un dibattito che sembra sempre più diventare urgente, tenendo anche conto di una critica alla ragione anti ideologica dei blog. Eppure dimenticare i blog mi sembra prematuro. Ora che il fenomeno diventa di massa e si può raggiungere il punto di tensione, credo che la maturità del mezzo, dei contenuti e degli utenti possa svelarne la forma autentica e post-elitaria.

Upgrade: ho (sigh) dimenticato di citare i credit della foto pensandolo figlia del mare magnum anonimo, invece è di ilRattodiSabina. Cospargo il capo di cenere.

6 pensieri riguardo “Dimenticare i blog

  1. Secondo me la questione non è tanto quella elitaria. Potenzialmente non tutti i blog hanno lo stesso appeal per farsi leggere, lo dimostra il fatto che certi hanno più successo di altri. Penso a tutto il dibattito dopo il fem camp ad esempio. Non è proprio elitaria perchè virtualmente tutti possono rispondere al blogger, entrare nel circuito delle conversazioni. Cioè non per forza avere un blog proprio ma per certi versi ususfruirne, anche solo per studio, per informarsi attraverso altre vie e per dire la propria quando si pensa di averla! Mi sembra che l’accessibilità sia il punto di forza del blog. Quindi c’è una dimensione del blog, che riguarda il suo lettore che poi solo lettore non è mai (ma che magari non ha un blog suo), che oltre al blogger, alla sua visibilità, alla pertinenza, ecc., ecc. non è così residuale.
    Come dire: anche io penso che non sia ancora dimenticabile il blog. Anche se, si sa, a me i blogger stanno un po’ antipatici! 🙂

  2. Il senso del “postg-elitaria” era proprio per sottolineare l’aumento quanttativo dei blogger e qualitativo e differenziato dei temi. L’emergere di forme disimpegante, impegnate, altro-specificare, che hanno moltiplicato il “senso” dello stare nelle conversazioni. La presena crescente ance di commentatori senza bog (rari ma non così tanto)… poi ci ono le classifiche… mala presentazione di feba e elena al femcamp direi che la dice tutta

  3. A parer mio c’è un problema di fondo, il solito e lo dico come qualcuna che con l’editoria ormai ha un pochetto la mano…
    narcisistici, autoreferenziali, divulgativi, mettete quel che volete, il blog NON è prodotto PER l’editoria. Il blog nasce come diario e POI si è usato in svariati modi, fino ad attirare l’interesse delle aziende addirittura, quindi se n’è cominciato a discutere (anche intelligentemente, come ha dimostrato il dibattito a “Piùlibripiùliberi”, in quanto possibile forma letteraria. Il successo del blog però sta in questo, nel diario… banalmente, come fu per i vari diari di Anna Frank, Laura Palmer, bridget Johnes, come fosse una novità che la gente trovi succulenti gli affari altrui, più o meno legittimati da circostanze di merito.

    Quindi è GIUSTO che siano ANCHE autoreferenziali… anzi, soprattutto.. come che se ne faccia un uso colto o divertente, più o meno utile, sfruttandone l'”appeal”. Criticare la blogsfera perchè “piatta” equivale nè più nè meno a fare il solito discorso sulla gente comune, che va come le pecore o discretamente bene appresso a pochi leaders ed è sempre naturale che sia così. E lo è anche FUORI di qui. Parlare, invece, di abbandonare i blog per esaurimento pare anche a me prematuro, per motivi molto più tecnici: ancora non vedo forme di comunicazione in rete che costino meno ed abbiano la stessa “portata”. Ancora ancora resistono i forum, ma hanno decisamente più limitazioni personali, grafiche, spaziali, personali, ecc.
    Quando uscirà sono certa che i blog faranno la fine dei forum o delle ml, com’è normale, ma dubito altamente che sarà perchè il pubblico si sentirà “appiattito” culturalmente.

  4. Il cercare consenso snatura i blog ed il loro motivo di esistere. E’ questione di come ci si correlazione con lo strumento. Il lettore e la “qualità” di chi commenta ne decreta infine il valore e l’assimilabilità a “testata giornalistica”. Un saluto.

  5. @Aloona: concordo sul fatto che la libertà espressiva (compresa l’autoreferenzialità) sia uno dei fattori del successo esplosivo della forma blog, così come si tratti di un ulteriore strumento sviluppato nel web. Anche se è uno dei prodotti “maturi”, checioè intepreta meglio le esigenze di rapportare linguaggi individuali e di massa.
    @RattodiSabina: sollevi un tema importante: quello della “pertinenza” dell’informazione e della “reputazione” dei blog. Lacombinazione di questi elementi rendno infatti il blog assimilabile ad una fonte di informazione utile e creano i presupposti per una sua credibilità editoriale… facendo però le dovute differenze (ad esmpio che l’alta pertinenza informativa nella blogosfera è qualitativamente diversa da quella della mainstreamsfera).

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