Broadcast Ads&Self: Google e la pubblicità “relativamente non intrusiva” su YouTube

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Tolta la pubblicità dai muri delle città  un nuovo spazio di colonnizzazione è quello delle produzioni visive, magari degli utenti, magari condivise dentro un social network.

Così Google porta (da ieri) la pubblicità dentro i video di YouTube attraverso una forma “relatively unobtrusive ” (come si legge su CNET news.com), con animazioni in Flash. Si apre una finestra in trasparenza per la durata di 15 secondi che dopo 10 sparisce.

Ovviamente si sperimenta.

Google had long said that no ad format would be launched unless the company was sure it wouldn’t spoil the viewing experience.

Non è solo materia di esperienza visiva. Perchè i problemi (sul lato corporate e consumer) sono molti. I video vanno selezionati per evitare di abbinare messaggi aziendali a video hard, che violano il copyright, o che creano strane sovrapposizioni: un video di Steve Jobs con spot MSN. Sul lato consumer gli utenti YouTube potrebbero non essere troppo contenti, come si può intuire dal sondaggio lanciato da CNet che si sintetizza con il 58,5% di “Adios, YouTube” o leggere nelle dichiarazioni.

Ma l’operazione Google ads su YouTube contiene una mutazione interessante, su cui riflettere: qui si legano i commercial ai vissuti che si videoespongono, agli sguardi in crescita sulle videovite altrui, alle pratiche del FarsiMedia. L’esperienza (resa in forma video) o le pratiche espressive diventano un nuvo territorio post-urbano, metaterritoriale per la pubblicità.

via .berniblog

7 pensieri riguardo “Broadcast Ads&Self: Google e la pubblicità “relativamente non intrusiva” su YouTube

  1. tutte balle, IMNSHO, quelle che vorrebbero farci riflettere sulle minuzie “non intrusive” o sulle “mutazioni interessanti” di simili operazioni; questo pseudofilosofeggiare porta solo acqua al mulino del marketing, dell’accettazione supina dei giochi dei big old & new media sulla pelle degli utenti

    abbiamo dimenticato i “walled gardens” di myspace & co? e gli abusi continui dell’UGC? quali sono le reali liberta’ rimaste agli utenti? quale il potenziale concreto di avere spazi bottom-up?

    metaterritori per la pubblicita’? suvvia, non scherziamo; qui ci stanno rubando la liberta’ da sotto i piedi, ci stanno disappropriando dei nostri contenuti, a ogni angolo, e poi ci rivendono il tutto come prodotto interessante anche per noi utenti

    e’ la solita vecchia tecnica del marketing, della moda (GAP docet) che prima si infiltra in club, siti e giri giovanili, ad esempio, rubandone le dinamiche dirompenti e innovative per poi rilanciarle sul mercato, ben riviste e impacchettate, creando falsi bisogni per primi negli stessi ideatori e ricavandone ampi profitti e finanche appoggio da costoro…

  2. @berny il ‘900 si è aperto proprio così: l’esperienza ed espressività individuale viene espropriata dai linguaggi di massa. La pubblicità ha questa “forma” nel suo DNA.
    Che poi si stia giocando su un terreno importante questo è fuori di dubbio. YouTube come gli altri luogi della rete è un territorio continuamnte soggetto a strategie del MKTG che tendono ad incorporare tattiche degli individui. Ma si tratta di un territorio in cui le “conversazioni dal basso” hanno una funzione. Si tratta di vedere come evolvono le cose ( e magari di agire, no? 😉

  3. Al lettore di passaggio potrebbe apparire come l’ennesima intrusione che scardina la porta col classico “non paghi nulla per youtube, quindi accetta gli ads col sorriso”.
    Forse è qualcosa di più, un’intrusione si, ma che può indicare il trend dei colossi pseudo-corporativi (Google che da sempre ha sventolato la bandiera della “network neutrality” alla Ted Kennedy ora appare piu una seconda Microsoft) che hanno notato l’accellerazione e l’espansione degli spazi privati e sociali, e analizzarne i motivi può essere interessante e strategico (a favore del privato, s’intende).

    E’ indubbio che l’audience più attivo su youtube non può che irrigidirsi di fronte a ciò che appare un’ennesima speculazione tra-vestita da “innovazione”.

  4. @Daniele Credo anche io che sia una questione centrale la consapevolezza che la relatà corporate sta assumendo relativamente alla nuova percezione della relazione tra spazio pubblico/spazio privato. Anche questo è un territorio di conflitto da tenere d’occhio.

  5. Al momento gli ads riguardano solo i video dei partner commericali di YouTube/Google. Sono sicuro che quando estenderanno questa funzionalità anche ai video degli utenti (da notare che si ripropone qui la distinzione fra professionisti/amatori) vareranno al tempo stesso un video AdWords consentendo agli utenti l’opzione di ospitare la pubblicità sui propri video (guadagnandoci) e di creare campagne pubblicitarie.

    Credo che quella varata ora sia solo una mossa per 1) far contenti i partner che si vedono riconosciuta la loro diversità dalla massa degli utenti 2) testare e perfezionare su un numero controllato di casi il sistema di assegnazione automatica degli spot ai video senza il quale il tutto non può funzionare 3) guadagnarci qualcosina.

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