La caduta dei blog: indigeni e perline

 

Dopo due nottate votate all’analisi dei blog candidati al Blog Awards – ma senza le occhiaie che certa stampa ben informata osserva – mi preparo mentalmente per una visita a Strati della Cultura – imperdibile il dibattito di Sabato 13 sugli Strati in rete – poi a Urbino di corsa per la caccia al tesoro.

Di questo riparleremo. Adesso mi interessano le occhiaie.

Ho seguito tra le pieghe del tempo i rumori della blogosfera (ad esempio qui e qui e qui) a proposito dell’articolo di Stefeano Landi per il magazine del Corriere della Sera (se qualcuno ancora non l’avesse letto lo trovate gentilmente offerto da DELiMith).

Un ottimo esempio di quando un tema diventa talmente mainstream da essere trattato giornalettisticamente.

Inutile cercare le tante lamentele in rete dei blogger intervistati che fanno la figura di arrampicaclassifiche pronti a regalare la madre -wireless- sul blog per attirare accessi. Basta leggersi il commento di Geekissimo a questo post che lo chiama in causa per scoprire quanto è arrabbiata la blogosfera: si richiede una smentita al giornalista perchè

Questa sua menzogna da bar, sta avendo una ripercussione nei miei confronti molto dannosa, con danni morali e d’immagine enormi. Ora, se entro 48 ore non uscirà un comunicato ufficiale di rettifica sul Quotidiano Corriere della sera cartaceo e sulla versione web, andrò presso le autorità giudiziarie e sporgerò regolare deuncia. Inoltre mi recherò dal mio avvocato, gia messo al corrente dell’accaduto per procedere a un risarcimento danni milionario. Spero vivamente per lei che riesca a risolvere il tutto, perchè non scherzo, e sono INCAZZATO come una iena.

Inutile prendersela con un giornalista che fa un pezzo di costume mettendo in luce il marciume sottotraccia che il buonismo della blogosfera tiene sopito (da biechi trucchi per portare traffico e guadagnare soldi alla maniacalità).

Inutile prendersela con un giornalista che (a detta di molti degli intervistati in rete) travisa concetti e parole, taglia e cuce a suo piacimento, non ha interesse scientifico per la cosa e forse i blogger gli stanno pure un pò sulle p@//e (Napolux riporta una risposta del giornalista ad una sua mail che fa più o meno così: “per il resto io continuo a fare il giornalista, tu il blogger. non sento la necessità di aprire un blog oggi, nemmeno di scalare la classifica di blogbabel”

L’articolo parla un linguaggio che è quello dei media di massa ad un pubblico che è quello dei media di massa. Si parla dei blog citando cifre come fossere audience, mettendo in luce la dimensione di business, ecc. E la blogosfera ci casca.

Non che gli intervistati rappresentino forse al meglio gli indigeni digitali (molti di loro sì che si sono incavolati per l’occasione mancata e per la pessima figura che la blogosfera fa) ma pur non essendo le notissime blogstar non si tratta di sprovveduti.

Il problema, cari blogger, è che i media di massa sono un altro territorio. Non si può scendere a patto con i civilizzatori, parlare il loro linguaggio, stare nella loro terra e lamentarsi di essere traditi. Vi hanno dato le perline e le avete prese. La prossima volta agite come guerriglieri, usate le vostre tattiche per cambiare la semantica che i media utilizzano per spiegarvi. Non vi piegate al linguaggio. Non cercate di raggiungere le masse. Non dite che i bar camp sono come le chat, che i blogger italiani sono superficiali e i professionisti sono altrove… il giornalista gongola quando si trova di fronte a quello che vuole sentirsi dire 🙂

Portateli piuttosto nei vostri linguaggi, dentro le logiche connettive, nelle emergenze che le intelligenze distribuite in rete producono, smontate la loro civilizzazione mostrando la vostra natura di indigeni.

18 pensieri riguardo “La caduta dei blog: indigeni e perline

  1. ben detto, Giovanni!

    il mio pensiero l’ho scritto qui, e non ho aggiunto altro: mi sembrava di dedicare troppo importanza ad una cosina di così scarsa qualità

    Ma mi son piaciute le tue conclusioni, e aggiungo: il punto non sono tanto le dichiarazioni, ma l’impostazione dell’articolo. Quelle stesse dichiarazioni potevano anche servire a fare una riflessione interessante (magari mescolate con altre di diverso tenore). Lo sappiamo bene d’altronde. Se uno parte con un preconcetto e con una idea di articolo, il modo di trovare conferme ad esso è facilissimo – sia facendo determinate domande, che selezionando bene le risposte.

  2. Non so. Secondo me ci sono diversi livelli.
    Io, ad esempio, sono stato invitato da un amico 8e non dal giornalista) a mandare la foto, che tra l’altro non palesemente una foto da webcam (come dichiarato) ma è una foto con attribuzione no-commercial di Suzukimaruti, che per sua amicizia io ho il permesso di dare in giro.

    Nella mail al giornalista specificavo che la foto non era fatta con la webcam, che era di Enrico Sola e che l’autore, nel caso, andava citato. Poi chiedevo di conoscere, possibilmente prima di scoprirlo in edicola, l’utilizzo che se ne intendeva fare.
    Mai avuto nessuna risposta 🙂

    Detto questo, secondo me la storia di questo articolo è forse molto sovrinterpretata. Personalmente ci vedo una dialettica abbastanza normale tra mondi (culturali, non mediali), cominciata con Internet e passata per tappe miliari tipo con quel famoso lancio dell’Ansa che definiva una conferenza a Galassia Gutemberg come un “raduno di diaristi anonimi dalla sessualità incerta”.

    Non ho difficoltà a ricordare sui media tradizionali articoli che parlano in maniera consapevole e informata della rete. La differenza la fanno le persone, la loro cultura, la loro sensibilità. In entrambi i mondi: alcune affermazioni che ho visto fare nell’articolo, tra l’altro, assomigliano molto al contenuto di molti post di blogger che si leggono in giro. Non è questione di media, ma di cultura individuale.

    Perchè certe cose siano sedimentate e comprese culturalmente da una massa critica di persone ci vorrà ancora un po’. Intanto, io voto per la tolleranza e dentro di me sono convinto che certi processi, alla fine, stiano evolvendo più rapidamente di quanto immaginavamo due anni fa 🙂

    Scusami la lunghezza.

    g.g.

  3. Io trovo un po’ pretenzioso giudicare l’articolo e le modifiche (“eventuali” perchè non sappiamo cosa hanno detto i blogger) effettuate dal giornalista e soprattutto non mi sembra opportuno leggere con gli occhi del blogger. Io preferisco giudicare con gli occhi di mia madre che, non sapendo niente della blogsfera, ha apprezzato la foto e letto in modo superficiale l’articolo capendo poco o niente. Quello che ne traspare è l’importanza di un fenomeno, dipinto come costume, dipinto come nuovo che avanza. I blogger vengono visti come persone appassionate che dedicano il loro tempo alla vita in rete e alle relazioni esterne. E’ orrendo visto con l’occhio della blogsfera ma interessante se letto da chi è esterno al nostro mondo.

  4. Mi sembra che le posizioni emergano tutte.
    @antonio: hai ragione su due punti. Il primo è che stamo facneod “molto rumore per nulla”. Il secondo è che l’impostazione che il giornalista dà del pezzo dipende da lui. Magari un altro ci faceva una bella cosa

    @gg La differenza fra piattaforme culturali credo che oggi si cominci a vedere molto anche a livello di piattaforme mediali (media mainstream e non mainstream ma anche trasversalmente.
    E’ vero poi come dici che ” alcune affermazioni che ho visto fare nell’articolo, tra l’altro, assomigliano molto al contenuto di molti post di blogger che si leggono in giro”. E questo è il punto, secondo me. I tanti post di malcontento che ho letto in rete (e per me tra quelli ci sono gli indigeni 😉 dipendono dal fatto che “il RE è nudo”. Nella piazza dei media di massa sono finiti i pettegolezzi del caseggiato. Anche io ho infatti trovato posizioni che vengono scritte chiaramente anche nei blog dai rispettivi blogger ma che vengono tematizzate di rado e solo a voce.
    Mi sembra che oggi ci troviamo di fronte ad una svolta.

    @Samuele: credo che i “rumori” siano molto interni alla blogosfera e assomiglino a gorgoglii intestinali 🙂 Il fenomeno è simile a quando un esperto (che so, di fecondazione in vitro) legge un articolo sul tema di sua pertinenza e si irrita. Con buona pace delle mamme 😉

    Il fatto che si parli di parole travisate lo dicono alcuni degli intervistati in rete ma, ovviamente non ne abbiamo la prova. Probabilmente, come sempre, alcune affermazioni decontestualizzate producono altro senso.
    Credo però che la blogosfera non solo “possa” ma “debba” esprimersi in quanto comunità di “conversazione”.
    Non è vero che “basta perlare purchè se ne parli” perchè costruiamo il linguaggio mentre parliamo e il senso futuro di tutto questo passerà dalle nostre parole.

  5. E’ un fatto che esistano ottimi giornalisti, giornalisti medi, pessimi giornalisti.
    Non si prende ad esempio l’ultima categoria come rappresentante dell’intero mondo del giornalismo,come spesso leggo nella blogosfera. Ci sono ottimi blogger, blogger medi e pessimi blogger ed anche in questo caso la generalizzazione verso il basso non rende giustizia alla blogosfera.

    Leggo i giornali, guardo la Tv, frequento i blog. Trovo notizie ed informazioni sia nei nuovi media che in quelli tradizionali.
    Personalmente non potrei privarmi delle terze pagine o delle pagine di approfondimento dei quotidiani, né delle inchieste dei settimanali (vabbé ormai quasi solo L’Espresso…) ma neanche di tutte le fonti
    di approfondimento o di prima informazione che posso trovare nel Web.

    Velocità, varietà e sintesi giocano a favore dei blog.
    Analisi e visione d’insieme a favore dei media tradizionali.

    Autorevolezza da un lato ed approssimazione dall’altro sono equamente divisi tra i due media-mondo.

    Così come risulta fastidiosa la supponenza e la superficialità di quel giornalista del Corsera, trovo che altrettanto fastidiosa sia
    la tendenza di molti blogger a “fare le pulci” di default ed in maniera a volte ossessiva al mondo del giornalismo, come se vi fosse ancora una specie di complesso d’inferiorità latente da parte di chi utilizza il Web per fare informazione.

    Se la critica è un esercizio più che doveroso, altrettanto lo è, per esempio, l’autocritica che, sempre a mio avviso, tende a latitare nella blogosfera.

    Essere più autoironici, meno permalosi e, soprattutto sganciarsi dal perverso “complesso di Edipo” verso i mainstream media
    porterebbe il metaverso dei blog a raggiungere quella maturità necessaria per essere all’altezza del ruolo di avanguardia della cultura convergente e di nuovi watchdog.

    ps Uno degli umori più preoccupanti che ho percepito tra i sostenitori di Grillo è l’acredine indistinta verso i giornalisti e la virulenza degli attacchi alla stampa. Ma saranno davvero abituali lettori di quotidiani e settimanali ( e di quali, poi…), i grillini, tanto da potersene fare una opinione così miserevole?

  6. @ Federico Bo: considerazioni più che centrate le tue. Ho notato leggendo molti post in rete sulla non-vicenda a. da una parte un vero e proprio senso di sudditanza nei confornti dei media mainstream (anche le posizioni riassumibili ne “abbiamo perso un’occasione” vanno in questa direzione), b. dall’altra un atteggiamento di generalizzata sfiducia nei giornalisti (riassumibili nelle posizioni “costruiscono la notizia”, detta sia in senso negativo che come conseguenza del mestiere).
    Ovviamente troviamo anche molte posizioni equilibrate.

    Il diritto d’informazione e la libertà di stampa rappresentano comunque una conquista evolutiva dell democrazia e vale la pena salvaguardarle anche quando un articolo non ci piace.

    Per questo (spero si capisse) ho parlato a chi sta dentro la blogosfera. Solo l’ironia ci salverà 🙂

  7. Concordo con la parte finale del tuo post: come ho scritto nel blog di Enrica Garzilli è vero che i giornalisti creano la notizia ma troppe volte è basate su opinioni e non su fatti. Ed è scontato che quando un fenomento diventa di “massa” ci sia un articolo del genere.
    A me piacerebbe leggere di cose concrete non di fuffa scritta ad arte per seguire l’eclatante fenomeno del momento: altrimenti potrebbero scrivere tutti nella sezione Moda, anche se magari toglierebbero rispetto a questa forma d’arte.
    Per eventuali invenzioni o frasi mal interpretate credo sia un classico di un giornalismo creativo ormai presente in dose massiccia. In ogni modo l’articolo ha ottenuto il suo risultato ovvero far parlare di sè, almeno tra i blog (ma questo era quasi scontato visto il target di chi scrive sui blog, motlo..egocentrico).

  8. @ Dario Salvelli: la cosa a cui pensare è che non si tratta di un redazionale, nè di un pezzo fatto recuperando dati di secondo livello.
    Abbiamo a che fare con una operazione a doppia pagina che coinvolge molti intervistati. Una specie di reportage da blogolandia.
    Il pezzo quindi è costruito sulle opinioni, quelle dei blogger. Ora: o il giornalista se le è inventate oppure – visto che da più parti viene riconosciuta la sua estraneità alla blogosfera (vedi anche sue dichiarazioni) – l’idea se l’è fatta da ciò che i blogger intervistati hanno detto 🙂

  9. Giovanni, io mica so se si è capito, da quello che ho scritto, però intendevo dire esattamente quel che tu hai scritto sul post: ci abbiamo fatto *tutti* una pessima figura proprio perché abbiamo abboccato alla trappola.
    È un peccato, tutto lì.

  10. Mi sono piaciuti molto gli ultimi due capoversi.

    La vicenda mi ha fatto tornare alla mente un “proverbio” sentito tempo fà che recita piu o meno cosi: “non metterti mai a discutere con un cretin@ perche prima ti porta al suo livello, poi ti batte in esperienza”

    Certi personaggi “decadenti” dei media elettrici hanno un talento incredibile per giocare col linguaggio e per stravolgere la semantica all’occorrenza, come sottolineato da Boccia.

  11. @Daniele: ecco, quello che mi aspettavo era la capacità di “imporre” il linguaggio della blogosfera. Non solo i “termini” usati ma anche che passassero i “modi” del fare e del sapere che passano da qui.

  12. “Figura” (non per polemica ma per riflettere) ma fare la “figura tutti” secondo il mio avviso andrebbe preso con le pinze. Prima si dovrebbe stabilire se la blogosfera vada vista in senso “verticistico” per cui effettivamente gli intervistati rappresentano la blogosfera e quindi ci sentiamo tutti guardati con sospetto (esagero ovviamente) oppure se la blogosfera è solo “orizzontale”… e non esistono “rappresentanti” ufficiali ma blogger tra i blogger…

    anche “stravolgere” usato da molti non è che suona tanto intonato a me pare che il giornalista abbia tagliuzzato le parti che tornavo utili per comporre un mosaico… ma come in un editing video uno monta le sequenze nella timeline che ha disposizione non quelle che non ci sono… e poi esporta con il rendering.

    quoto anche io l’ultima parte del post!!
    .:.

  13. @hermansji: hai ragione, e forse quetsa cosa nel mio post non emerge a sufficienza. La blogosfera è un arcipelago (ci sono gruppi che si addensano), un luogo di differenze (scopi diversi, tanti blog con pochi lettori stile “Lunga coda”, ecc.), esistono le blog star (un mix tra classifiche e notorietà mainstream – le due cose molto connesse)… difficilmente può essere e senntirsi rappresentata anche perchè le posizioni sono molto differenti. Quindi anche se ha luoghi e momenti di verticalità è inesorabilmente orizzontale, polifonica e con umore variabile.

    Per quanto riguarda il pezzo, come ho detto tra il post e i commenti: il giornalista ha costruito un suo pezzo e si è fatto un’idea da ciò che gli è stato detto, ha usato una chiave interpretativa dall’idea che si è fatta attraverso gli intervistato (lascio stare qui la polemica relativa ad eventuale manipolazioni di frasi e concetti: più facile che siano state decontestualizzate e ricontestualizzate frasi “reali” in un percorso narrativo costruito expost).

  14. Condivido il tutto e per tutto la tua analisi. Pensa che ero venuta qui a cercare il tuo post sugli indigeni digitali da citare sul post che stavo scrivendo (come mi hai istruita bene) 😉

    Fin dalle prime “blogger – reazioni” sull’articolo ho avuto l’impressione che fossero due logiche, due linguaggi, due sistemi che si “scontravano” cercando di fagocitarsi l’un l’altro, il chè molto difficilmente avrebbe potuto produrre significato.

    Solo su una cosa non sono certa di concordare. Tu dici:

    […]quello che mi aspettavo era la capacità di “imporre” il linguaggio della blogosfera. Non solo i “termini” usati ma anche che passassero i “modi” del fare e del sapere che passano da qui.

    Anche io, come molti altri lo speravo. Ma non so se sia possibile. Tendo a pensare che media che si trovano su territori diversi continueranno a mantenersi in vita attraverso linguaggi diversi. Purtroppo.
    O forse per fortuna 😉

  15. Ogni volta che un mezzo tende a diventare di massa (il blog non lo è ancora, ma è sulla buona strada, ecco) ha bisogno di tempo per essere capito. Teniamo presente che ancora si parla di internet in tivù a causa di truffe e faccende simili, non per le sue dinamiche e i nuovi linguaggi che è stato in grado di creare. Come per ogni nuovo mezzo, ci vuole tempo. Giornali e tv in parte soddisfano desideri narcisistici, in parte sono un mezzo per far conoscere ai più potenti sistemi di comunicazione orizzontale. Nell’ultimo senso, sono un’occasione, non si tratta di sudditanza. Poi, che i blogger litighino coi giornalisti e i giornalisti coi blogger è normale. Che fanno gli opinionisti e i giornalisti ogni domenica dopo le partite? 😛

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