Accelerare e decelerare la cultura di Rete: note a margine del manifesto Google-Verizon

Come riassume efficacemente Massimo Russo l’accordo trasparente fra Google e Verizon si scaglia come atto politico che mette in dubbio la net-neutrality per come l’abbiamo conosciuta.

Da una parte nel documento-manifesto in sette punti (anche in lingua italiana) si ribadisce la supremazia dei diritti dei consumatori e dei principi del libero mercato:

nel punto uno si legge “entrambe le società sono state a lungo fautrici degli attuali principi della FCC sull’apertura della rete fissa a banda larga, che garantiscono agli utenti l’accesso a tutti i contenuti leciti disponibili su Internet, permettendo loro di utilizzare le applicazioni, i servizi e i dispositivi di loro scelta”

nel punto due: “concordiamo sul fatto che tali principi dovrebbero essere corredati da regole contro le pratiche discriminatorie. Ciò significherebbe che, per la prima volta, i fornitori di servizi a banda larga fissa non potrebbero discriminare o dare precedenza a determinati contenuti, applicazioni o servizi online a danno dell’utenza o della concorrenza”

e nel tre: “è importante che l’utente sia chiaramente informato sulla propria esperienza online”

Ma è nei punti cinque e sei che il prevalere delle logiche di mercato mette in dubbio le dinamiche di net-neutrality che sono alla base dello sviluppo della Rete per come l’abbiamo conosciuta oggi:

riconosciamo entrambi che la banda larga wireless è cosa differente dal mondo tradizionale di Internet fisso, in parte poiché il mercato mobile è più competitivo e muta rapidamente. Riconoscendo che il mercato wireless a banda larga è in una fase ancora iniziale di sviluppo, i principi contenuti nella nostra proposta, eccezione fatta per il principio di trasparenza, non si applicano al mercato a banda larga wireless

noi vorremmo che l’infrastruttura a banda larga fosse una piattaforma a servizio dell’innovazione. Pertanto, la nostra proposta permetterebbe ai fornitori di servizi a banda larga di offrire servizi online addizionali e differenziati, in aggiunta ai servizi, attualmente offerti, di accesso Internet e ai servizi video

Riassumendo in poche parole: una doppia Internet che va a due velocità, una “accelerata” in modo direttamente proporzionale alla ricchezza di quelle corporation che possono permettersi di servire sul piatto dell’istantaneità i contenuti ai propri utenti/cittadini e una “decelerata” in cui potrebbero essere confinate start up brillanti ma poco sostenute – o poco in linea – con le major che si spartiscono il mercato della iper-strada.

Come scrive Massimo, trovando un’efficace analogia con il sistema televisivo:

E’ questa la perdita dell’innocenza e l’affermazione anche per la rete di un modello più simile a quello broadcast, di tipo televisivo. E’ come se, in ambito e con modalità del tutto diverse, si ripetesse il processo di consolidamento visto per la televisione quando dall’esplosione delle emittenti libere siamo passati al consolidarsi di gruppi industriali.

Commenta nel post Davide Baroncelli (dipendente Google):

credo che il discorso di Goog e Vzn sul “wireless” che può venire gestito in maniera differente dal “wired” e rimanere senza regole non stia in piedi (ed infatti sta venendo sommerso di critiche): bisogna vedere se lo scopo del discorso è di fissare un paletto sulle regole per l’ADSL rimandando la partita per le connessioni mobili (probabilmente l’idea di Google), o se lo scopo è di fissare un paletto sul fatto che le connessioni mobili rimangano deregolate (sicuramente l’idea di Verizon).

Ovviamente il dibattito è aperto (come risulta dalle diverse perplessità suscitate dal manifesto a due).

Io distinguerei comunque la realtà dell’atto politico, teso a mio parere a ridefinire la cultura Internet, dalle possibili discussioni relative all’applicazione.

Dal punto di vista culturale la perdita dell’innocenza e la fine del romanzo di formazione – quel racconto nel quale si sono sviluppate realtà come Facebook, Amazon, Skipe o la stessa Google – coincide con un periodo della presa di coscienza dell’essere maturi di quegli “scavezzacollo” del mercato che hanno assunto posizioni di privilegio e da lì giudicano e pregiudicano il futuro della next generation con il tentativo di proporre una cultura dell’enclosure digitale da cui guardare i giochi dei “bambini” distinti da quelli degli “adulti”. Il resto è acquisizione di consapevolezza da parte di tutti – istituzioni, corporations e semplici utenti – che ci troviamo di fronte ad un punto di non ritorno e non sarà sufficiente guardare in modo nostalgico il nostro passato di abitanti della Rete.

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