La lunga notte della Rete e il suo racconto

Bastano poche parole per raccontare cosa sia La notte della rete: “l’iniziativa promossa per protestare contro la delibera dell’Autorità garante per le Comunicazioni che, in presenza di violazioni del copyright, prevede l’oscuramento dei siti italiani e stranieri”. Così la descrive il Fatto Quotidiano che la sostiene.O, se volete, sono semplicemente “4 ore no-stop in cui si alterneranno cittadini e associazioni in difesa del web, politici, giornalisti, cantanti”, come la racconta la pagina Facebook a supporto. O saranno tutti i blog e siti che segnaleranno la cosa ospitando lo streaming video.

Ma la verità è che non siamo riusciti a costruire un racconto su cosa sia la libertà di informazione in Rete che non si invischi con le pastoie del copyright, che non utilizzi un lessico di contrapposizione con i media mainstream, che non confonda il diritto a produrre contenuti informativi con la legge bavaglio…

Non credo che la notte della Rete riuscirà a costruire da sola questo racconto. Dovremo lavorarci ancora molto e tutti assieme.

 

5 pensieri riguardo “La lunga notte della Rete e il suo racconto

  1. poi “il racconto” non viene fuori anche perché tutti quelli che si esprimono sul tema hanno le idee fin troppo chiare su quale sia il problema e non riescono sempre a renderlo partendo dalll’elementare.
    Questa sera un paio di cosa però sono venute fuori, secondo me, e in particolare che come questo Governo fa per tutte le cose che gli interessano l’attacco viene lanciato su tutti i fronti possibili (appunto, diritto di autore, direttore responsabile, qualunque cosa che possa imbrigliare).
    Il lessico di contrapposizone con i media mainstream, scusa, secondo me è inevitabile e nasce dal fatto che la contrapposizione c’è, ed è questa che dà soprattutto fastidio a chi cerca di fare passare certe leggi.
    Proprio perché non si può restare sul mero terreno della Rete e del problema specifco, quello che è emerso proprio in questi giorni sul controllo univoco dei media “mainstream” (suppongo si intenda la TV) lascia capire che la Rete è vista come un terreno troppo anarchico e frammentario, che se non si può governate con veri e propri “infiltrati” che fannno l’nteresse del Potere, va intralciato con tutti i mezzi possibili come quelli che ho citato sopra.
    Insomma, secondo me questo è uno di quei casi in cui essere troppo ecumenici non si può.
    L’intervento di Stallman ha reso chiaro che il copyright si può sostituire con altre forme di remunerazione, e il gioco del diritto d’autore serve molto più alle societò di produzione, alle case discogrfiche che agli artisti.
    Insomma occorre riformulare i problemi e trovare soluzioni diverse.
    Ma, appunto, bisogna capire se i “problemi” che si vogliono risolvere sono davvero quelli del copyright o i veri scopi sono altri.
    E secondo me sono altri.

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