Bastano poche parole per raccontare cosa sia La notte della rete: “l’iniziativa promossa per protestare contro la delibera dell’Autorità garante per le Comunicazioni che, in presenza di violazioni del copyright, prevede l’oscuramento dei siti italiani e stranieri”. Così la descrive il Fatto Quotidiano che la sostiene.O, se volete, sono semplicemente “4 ore no-stop in cui si alterneranno cittadini e associazioni in difesa del web, politici, giornalisti, cantanti”, come la racconta la pagina Facebook a supporto. O saranno tutti i blog e siti che segnaleranno la cosa ospitando lo streaming video.
Ma la verità è che non siamo riusciti a costruire un racconto su cosa sia la libertà di informazione in Rete che non si invischi con le pastoie del copyright, che non utilizzi un lessico di contrapposizione con i media mainstream, che non confonda il diritto a produrre contenuti informativi con la legge bavaglio…
Non credo che la notte della Rete riuscirà a costruire da sola questo racconto. Dovremo lavorarci ancora molto e tutti assieme.
Sono anni che ci girano attorno, con la triste complicità di fiancheggiatori che plaudevano all’idea di un Direttore Responsabile per i blog… Secondo me cii siamo mossi anche troppo tardi.
poi “il racconto” non viene fuori anche perché tutti quelli che si esprimono sul tema hanno le idee fin troppo chiare su quale sia il problema e non riescono sempre a renderlo partendo dalll’elementare.
Questa sera un paio di cosa però sono venute fuori, secondo me, e in particolare che come questo Governo fa per tutte le cose che gli interessano l’attacco viene lanciato su tutti i fronti possibili (appunto, diritto di autore, direttore responsabile, qualunque cosa che possa imbrigliare).
Il lessico di contrapposizone con i media mainstream, scusa, secondo me è inevitabile e nasce dal fatto che la contrapposizione c’è, ed è questa che dà soprattutto fastidio a chi cerca di fare passare certe leggi.
Proprio perché non si può restare sul mero terreno della Rete e del problema specifco, quello che è emerso proprio in questi giorni sul controllo univoco dei media “mainstream” (suppongo si intenda la TV) lascia capire che la Rete è vista come un terreno troppo anarchico e frammentario, che se non si può governate con veri e propri “infiltrati” che fannno l’nteresse del Potere, va intralciato con tutti i mezzi possibili come quelli che ho citato sopra.
Insomma, secondo me questo è uno di quei casi in cui essere troppo ecumenici non si può.
L’intervento di Stallman ha reso chiaro che il copyright si può sostituire con altre forme di remunerazione, e il gioco del diritto d’autore serve molto più alle societò di produzione, alle case discogrfiche che agli artisti.
Insomma occorre riformulare i problemi e trovare soluzioni diverse.
Ma, appunto, bisogna capire se i “problemi” che si vogliono risolvere sono davvero quelli del copyright o i veri scopi sono altri.
E secondo me sono altri.
[…] Un mio commento a caldo sul blog Mediamondo di Giovanni Boccia Artieri […]
[…] Giovanni Boccia Artieri in “Mediamondo” […]
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