La ragione di Stato è più forte della libera connessione sui social media.
Dice il primo ministro inglese David Cameron:
Stiamo lavorando con polizia, intelligence e industria per capire se sia giusto bloccare le comunicazioni attraverso questi siti e servizi [Dal BlackBerry Messenger (Bbm) ai social network] Quando è chiaro che si stanno progettando violenze, disordini e atti di criminalità.
E precisa:
Everyone watching these horrific actions will be stuck by how they were organised via social media,” he said. “Free flow of information can be used for good. But it can also be used for ill.
E’ ormai evidente che i social network garantiscono forme organizzative senza organizzazione. E la loro natura di spazi pubblici di conversazione può essere regolamentata per ragioni superiori dagli Stati. Anche da quelli occidentali. Se esiste il sospetto che servano per promuovere e gestire le strategie di rivolta, allora vanno bloccati. E questo anche se, contemporaneamente, sono gli stessi luoghi in cui si promuove anti violenza e strategie di pacificazione.
I Riot inglesi ci stanno insegnando molto della doppia morale che può essere applicata a questi luoghi di rappresentazione della pubblica opinione e di civic engagement. Come ho già scritto se l’uso ci sembra volto alla determinazione die popoli, come per l’Iran l’Egitto, la Siria, ecc., allora siamo pronti a schierarci contro ogni censura delle conversazione online. Se le azioni violente organizzate dai cittadini (ma anche le manifestazioni meno cruente) ricadono su territori reali che vedono già i popoli “determinati” allora ci possiamo domandare “e sia giusto bloccare le comunicazioni attraverso questi siti e servizi”. La nostra morale oscilla in base ad una ragione pragmatica, frutto di convenienze orientate dalla nostra presunzione di civiltà: noi non siamo il Nord Africa.
L’immaginario sul civic engagement che si costruisce attorno alla comunicazione elettronica e allo stato di connessione viene ricreato. Dopo gli entusiasmi dei politici circa le possibilità di coinvolgere i cittadini a supporto delle loro campagne elettorali, delle campagne con raccolte di firme supportate da questa o quella forza politica, ci confrontiamo con un disagio sociale che nella Rete e nelle telecomunicazioni trova una modalità propulsiva verso l’azione. La soluzione potrebbe stare, pensano l’intelligence e la politica, in un’operazione di chirurgica selezione che blocchi le persone sospettate di produrre contenuti a rischio ed incitare all’odio:
He also told Thursday’s recalled Parliament the government is eyeing the possibility of banning people from using social networking sites such as Twitter and Facebook after the recent scenes rocking England.
E intimare ai diversi social network di rimuovere contenuti ritenuti pericolosi:
Cameron urged Twitter and Facebook to remove messages, images and videos that could incite more unrest across the country. “All of them should think about their responsibility and about taking down those images,” he said.
La scoperta dell’uncivic engagement è emersa con forza. Leggendo i diversi contenuti su Twitter non ho avuto tanto la sensazione che le gang (parte terribile del problema secondo la polizia inglese e il Primo Ministro) si auto organizzino online: secondo me si parlano, più congeniale alla forma tribale di appartenenza territoriale. Quello che ho letto è invece disagio e rabbia, voglia di riappacificare gli animi e tensione capace di accendere la miccia. Un ambiente in cui la gente si confronta con la gente, in cui l’umore di una nazione sembra emergere, dal basso, con forza. Le strategie proposte di censura non faranno altro che spostare verso nick name, nuovi account e domini diversi i facinorosi. Il resto sembra tanto, giusto per ricollocarci nell’immaginario, richiamare (e spesso l’ho trovato citato) lo spirito di “V” – personaggio che Alan Moore inventa sotto la spinta emotiva del clima di un’inghilterra governata da Margaret Thatcher.
Come scrive Ousley: “killing a communication method doesn’t kill the spirit behind the messages”.
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[…] del Time non c’era neanche un minimo accenno alle strade londinesi, a quella rabbia infuocata che aveva acceso i riot-act, come se quelli non fossero manifestanti con le stesse caratteristiche generazionali e con le […]