Tutti dentro la Rete. Il “territorio” tra privacy e sovra-esposizione.

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L’incontro ad unAcademy con Francesco Pizzetti, Presidente dell’Autorità garante della privacy, ha rappresentato un momento doppiamente simbolico: perché un’istituzione è entrata in SecondLife e perché lo ha fatto per confrontarsi con gli avatar nel loro “territorio”.

Il tema è quello Rete/privacy.

Vi sono oggi due tendenze che, indipendentemente dalla consapevolezza, caratterizzano la Rete all’epoca di blog, social network e mondi online: essere always on e sovra-esposti.

Da una parte tendo a costruire la mia identità attraverso una modalità per la quale rendo trasparenti – e ricercabili –  rapporti sociali, modi di essere, informazioni, pratiche di intrattenimento, ecc.. Dall’altra tendo a voler tutelare il mio diritto ad una privacy in uno spazio pubblico che spesso percepisco come molto privato.

Ad esempio il 66.7% degli adolescenti italiani fra i 13 e i 17 anni utilizza Internet (dati Doxa per Save the Children “Profili da sballo. Gli adolescenti italiani e i social network”). Il 74% di questi riporta il proprio nome, il 61% posta foto, il 57% dà l’indirizzo mail, il 48% mette il proprio cognome. L’86% di questi chiede maggiori misure di garanzia per il controllo.

E’ evidente come qui si ponga la necessità di “riflettere” sui confini tra libertà e controllo, anche a partire da una certa dose di auto-consapevolezza.

Il nodo è quello del rapporto tra tutela della privacy e ricercabilità pubblica e di massa dell’informazione quando è la prima volta che ci troviamo di fronte alla disponibilità di una quantità e qualità tale di dati personali pubblicati dalgi stessi utenti; dati resi accessibili e ricercabili secondo parametri e logiche di massa; dati che riguardano utenti immigrati con poca consapevolezza del “territorio” o utenti nativi con una percezione sociale diversa della relazione tra pubblico e privato, ecc.

L’apertura del garante ad un confronto con il “territorio” segna un primo momento, a mio parere, nel quale costruire una cultura diffusa che sappia parlare della Rete e delle sue problematiche non solo in dialoghi autoreferenziali dentro (ad esempio tra soli “addetti ai lavori” come capaita spesso nella blogosfera) o trattandola come luogo ignoto ed impervio fuori (ad esempio nei media mainstream tra la tensione alla spettacolarizzazione e all’abiezione)… come se non riguardasse milioni di persone.

Si perchè è sotto gli occhi di tutti come la realtà dei social network ha reso facilmente accessibile il “territorio” alle masse. Uso volutamente “masse” per dire: non l’audience attiva, la cultura partecipativa, i tecnoqualcosa… le masse. Flusso crescente del pubblico televisivo – per dire – che apre profili. Pensiamola in quest’ottica: la società che si percepisce anche da dentro il “territorio” in modo diffuso.

Qualità e quantità delle conversazione si misceleranno in modo crescente. Costruire una cultura della Rete significa portarla nel dibattito pubblico come tema inter pares nell’opinione pubblica. A tutti noi il compito di imporre l’agenda dei temi affinchè non sia imposta da chi frequenta altri “territori”.

Per questo l’incontro di ieri sera ha un valore simbolico per me, perchè segna una discontinuità con il suo dialohgo diretto tra Rete ed istituzioni dalla quale non possiamo tornare indietro.

6 pensieri riguardo “Tutti dentro la Rete. Il “territorio” tra privacy e sovra-esposizione.

  1. Anche io ho scritto nel mio blog dell’incontro di ieri sera. L’unica cosa che non ho scritto (anzi magari vado a modificare il post…) è che l’alchimia multidisciplinare tra un giurista come Pizzetti e uno studioso di comunicazione come Bedrosian è stato il plus che ha reso la serata davvero interessante.
    Grazie per aver riportato in questo articolo alcune delle tue considerazioni di ieri.

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