Comincia con un tweet, quello di @tigella aka Claudia Vago che scrive:
In #Kuwait è stato occupato il parlamento.
Sono le 21.27, ci vorrà del tempo prima che i media coprano la notizia.
Scrive @l0r3nzo85: @tigella “bello” venirlo a sapere da twitter e non dall’ansa. Lei risponde: nel 2011 non c’è nulla che non abbia saputo prima da qui 🙂
Ecco, sono persone come @tigella che ci aiutano a colmare i vuoti informativi seguendo con immediatezza le news e rilanciandole, aiutandoci a fare pulizia rispetto ai possibili falsi ( no, non seguite @MachahirNews non è vero che è un reporter di AJ) e sviluppando competenze che ci mancano (Dato che la situazione in piazza #Erada ora è tranquilla, direi che mi metto a studiare un po’ il #Kuwait, ché nei prossimi giorni servirà). E sono persone come quelle che re-twittano, che aggregano con gli #hashtag, che rendono ricercabili i contenuti e li ricercano … Uno stare in Rete che dà consistenza ad ogni sospetta esistenza “liquida”, che raccorda gli spazi immateriali con i luoghi, le virtualità con le piazze. C’è una qualità simbolica interessante in questi vissuti digitali.
Per questo ad una tendenza alla critica dell’economia politica di Internet preferisco una critica dell’economia simbolica della Rete, più utile, mi sembra, per capire la qualità del mutamento in atto.