Le differenze di Tea Party e Occupy Wall Street: la partecipazione misurata su Twitter

Marc Smith della Social Media Research Foundation costruisce mappa le relazioni tra chi ha twittato usando #hashtag TeaParty e chi usando #OccupyWallStreet nel corso di 3 ore il giorno 15 novembre 2011- le specifiche le trovate nel post Contrasting teaparty and occupywallstreet twitter networks.

L’analisi del reticolo che Tea Party e Occupy Wall Street creano mostra la natura comunicativa e conversazionale che supporta le due forme di strutturazione online. In grigio trovate le connessioni tra utenti – chi segue chi – e in blu le citazioni, i retweet e le risposte.

I tweet di Tea Party evidenziano una coesione relazionale che produce un reticolo “denso” dove tutti seguono praticamente tutti, concentrandosi attorno a pochi nodi significativi, come ad esempio il candidato repubblicano alle presidenziali Ron Paul.

Occupy Wall Street ha invece una configurazione che produce un network “lasco” in cui troviamo pochi nodi rilevanti che fungono da motore informativo – e quindi da connettori – della rete stessa e anche la presenza di nodi più isolati. Quello che produce “relazione” è principalmente la condivisione informativa, il re-tweet o il commento, ad esempio.

Secondo il commento di Peter Aldhous il successo di Occupy Wall Street dipenderà anche dalla capacità di inclusione dei nodi più marginali che trovate in basso a destra.

Ovviamente si ratta di una “fotografia” che andrebbe  monitorata nel tempo, mostrando ad esempio se le attività di citazione e condivisione di contenuti poi portano a stringere connessioni tra follower e following.

Ma c’è anche da chiedersi quale sia il “senso” della partecipazione di un movimento diffuso. Ovviamente se pensiamo al Tea Party abbiamo in mente un’organizzazione di stampo più tradizionale che trova in Rete una forma di visibilità delle connessioni mentre Occupy Wall Street, movimento diffuso, forse trova nell’attività di re-tweet le dinamiche dell’appartenenza e dell’esserci. Lo sharing di contenuti diventa così un modo possibile per fare emergere un tema, per dare visibilità ad un’opinione pubblica che non si riconosce necessariamente in una forma organizzativa tradizionale. Certo, si tratta di una premessa a forme di azione che possono o non possono svilupparsi, che potrebbero esaurirsi nella carica passionale di una cittadinanza attiva solo sul web.

Quello che mi preme sottolineare è che la comparazione deve tenere conto delle differenti premesse che stanno alla base di due forme auto-organizzate diverse che presiedono a regimi di visibilità diversi.

[Ringrazio Claudia Vago per la segnalazione]

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